Crisi export Pugliese
Il dibattito “Hey Sud” a Barletta ha messo in luce la necessità per le imprese pugliesi e del Mezzogiorno di puntare sull’internazionalizzazione per superare le sfide economiche globali.
L’incertezza economica globale e il rallentamento dell’export hanno messo sotto pressione l’economia pugliese e, più in generale, quella del Mezzogiorno. I dazi, tornati al centro della scena economica mondiale, soprattutto dopo le minacce statunitensi di nuove tariffe, continuano a creare un clima di volatilità. Sebbene la situazione sembri al momento in stallo, la sensazione di precarietà persiste. In questo contesto, l’export italiano, che in passato ha registrato performance eccezionali, ha subito una battuta d’arresto nel 2024, con un vero e proprio “crollo” per il nostro Sud . I numeri, purtroppo, non lasciano spazio a interpretazioni ottimistiche: serve un cambio di rotta deciso.
Per rispondere a questa sfida, è indispensabile rilanciare con forza la macchina dell’internazionalizzazione, definendo strategie robuste e una visione chiara per riportare le imprese del Mezzogiorno sui mercati globali. Questi temi sono stati al centro di un dibattito acceso nell’ultimo appuntamento di “Hey Sud”, un ciclo di incontri ideato da Fabio Mazzocca, Sales Responsible South Area Consulting, e promosso da EY. L’incontro, ospitato ieri nella sede Ernst & Young di Barletta, ha riunito rappresentanti istituzionali e imprenditori per discutere di export e del futuro economico del territorio.
Per l’Onorevole Francesco Ventola, Vice Presidente della Commissione Sviluppo Regionale del Parlamento Europeo, a destabilizzare il mercato globale è stato, in primis, il conflitto Russia-Ucraina. “La guerra ha accelerato cambiamenti già in corso e messo in crisi le catene di approvvigionamento, soprattutto per gas ed energia. Ma l’Europa oggi non può più pensare alla difesa solo in termini militari; la sicurezza passa anche dalla tenuta dell’agroalimentare, del farmaceutico, del settore energetico, fino all’uso strategico dei droni”, ha spiegato, allargando lo sguardo sulle sfide geopolitiche.
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) si pone come punto di riferimento essenziale per le aziende che cercano orientamento in uno scenario complesso, alla ricerca di nuove opportunità. Ne è convinto Amerigo Splendori, Direttore Generale DGST-MIMIT. “Lo scorso 15 maggio è stato aperto il bando per i voucher dedicati all’internazionalizzazione, pensati proprio per aiutare le aziende che assumono manager incaricati di studiare come inserire i prodotti in nuovi mercati”, ha annunciato. “Il Ministero è pienamente impegnato a sostenere queste iniziative e a supportare le imprese nel loro percorso”.
Esistono strumenti tangibili per mitigare l’impatto dei dazi, e tra questi le Zone Economiche Speciali (ZES) rappresentano un’opportunità strategica. Manlio Guadagnuolo, già Commissario Straordinario di Governo per la ZES Interregionale Adriatica, ha avuto un ruolo centrale nella loro istituzione e ne conosce bene il valore. “Le zone franche, dove le merci importate godono della sospensione di IVA e e dazi doganali, consentono alle imprese che vi si insediano di acquistare beni a costi inferiori, ottenendo così un vantaggio competitivo rilevante”, ha spiegato Guadagnuolo. Tuttavia, ha evidenziato una mancanza di consapevolezza: “Nonostante il potenziale, molte aziende non ne colgono ancora appieno le opportunità”.
Per Gabriele Lippolis, Presidente Confindustria Brindisi, il problema risiede in una burocrazia lenta e inefficiente. “Semplificare i processi significa dare una spinta reale al sistema Paese. Non solo in termini economici, ma anche sociali, contribuendo a ridurre problemi strutturali come la disoccupazione giovanile e femminile”, ha affermato. Ha poi aggiunto una raccomandazione per le imprese: “Le imprese, inoltre, devono imparare a programmare meglio i loro percorsi di crescita all’estero, affiancandosi a team di consulenti fin dalla fase iniziale dell’internazionalizzazione”.
Beatrice Lucarella, Coordinatrice Puglia della Fondazione Marisa Bellissario, ha sottolineato come la crescita dipenda anche dalla capacità di attrarre nuovi clienti. “L’obiettivo è condiviso: mantenere l’Italia salda tra le grandi economie del G7. Ma per farlo, serve affrontare con coraggio una delle sfide più decisive per il futuro del sistema produttivo italiano: il ricambio generazionale nelle imprese”, ha evidenziato, spostando il focus sull’importanza delle nuove leve.
Non esportiamo solo prodotti, ma anche competenze. Lo dimostra l’esperienza di EY, che a Bari vanta un team di 750 professionisti, tutti giovani formati in Puglia. Di questi, uno su dieci è impegnato su progetti regionali, un terzo opera a livello nazionale e il resto lavora per clienti internazionali. “È la prova tangibile di quanto il nostro capitale umano sia preparato, competitivo e capace di affermarsi su scala globale”, ha rimarcato Claudio Meucci, EY Consulting Market Leader. “Se riusciamo a trasmettere con chiarezza la qualità che si cela dietro ciò che realizziamo, nel lungo periodo i nostri prodotti potranno mantenere prezzi più alti, sostenuti dalla consapevolezza del loro valore”.
Per ulteriori informazioni, visitare e seguire le piattaforme di informazione WideNews, disponibile al link https://www.widenews.it/ e la pagina Facebook https://www.facebook.com/WideNewsNotizieDalWebb.
Crisi export Pugliese
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link