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Per difendere l’economia circolare serve un mercato unico europeo dei materiali riciclati


Nel settembre del 2024, il “Rapporto Draghi” ha ribadito come la creazione di un mercato unico europeo per i rifiuti e l’economia circolare – di cui il riciclo costituisce un ingrediente fondamentale – sia tra le priorità in vista di un rafforzamento della competitività comunitaria.

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In particolare, si evidenziala necessità di dare una maggiore attenzione al mercato secondario delle materie prime critiche, soprattutto delle c.d. “materie prime strategiche”. Anche attraverso la rimozione dei numerosi ostacoli che ancora si frappongono alla creazione di un mercato unico per l’economia circolare.

Come ricorda il Rapporto, per gran parte delle altre lavorazioni eccezion fatta per i metalli, l’impiego di materie prime seconde (MPS) nei processi produttivi comporta trattamenti e autorizzazioni più costosi rispetto all’utilizzo del prodotto vergine: talvolta, il valore economico generato dal riciclo non supera i suoi costi, con la conclusione che la via dello smaltimento diventa quella “economicamente” preferibile.

In secondo luogo, si registra un divario negli investimenti in diverse direzioni: dalla progettazione dei prodotti basati sull’utilizzo di MPS, alla ricerca e sviluppo di nuove applicazioni, ai modelli di business di economia circolare, all’innovazione nei modelli di raccolta dei rifiuti e nei trattamenti di selezione, preparazione per il riutilizzo e il riciclo.

Inoltre, rilevano ostacoli a causa delle condizioni disomogenee per i criteri di End of Waste (EoW) tra Stati Membri e anche tra Regioni: ciò si traduce in un elevato carico amministrativo e in un aggravio di costi per le imprese che scoraggia il riciclaggio. Le esportazioni di rifiuti riciclabili verso Paesi terzi minano la possibilità di soddisfare gli obblighi di contenuto minimo di riciclato e conducono a una perdita di capacità di riciclaggio nell’Unione.

Quindi, il processo di rafforzamento del mercato unico europeo e la lotta al cambiamento climatico, in questo caso nella declinazione della transizione verso un’economia circolare, trovano una perfetta coniugazione nella creazione e nel rafforzamento di un mercato unico di scambio delle MPS, allo scopo di favorire una maggiore efficienza economica e ambientale generata dall’impiego di materiali recuperati sotto forma di input produttivi.

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Anche in un altro documento, il cosiddetto “Rapporto Letta”, viene sottolineata la necessità di giungere a un Mercato Unico Circolare in modo da supportare la sostenibilità ambientale e stimolare la crescita economica, promuovendo modelli di business innovativi e nuovi comportamenti dei consumatori. Inoltre, l’assenza di principi derivati dall’economia circolare nelle strategie di investimento e nelle pratiche operative del mercato unico, infatti, perpetuerebbe un modello economico lineare, intrinsecamente insostenibile ed inefficiente.

La “Relazione annuale sul Mercato unico e la competitività”

La “Relazione Annuale 2025 sul Mercato Unico e la Competitività” consente di fare il punto sull’avanzamento del processo di convergenza e integrazione dei Paesi europei, anche in riferimento all’economia circolare. Nel documento, da un lato si sottolinea che l’Europa sta progredendo lentamente verso il raggiungimento di un’economia maggiormente circolare; dall’altro, si portano all’evidenza diversi fattori che ne impediscono una piena transizione. In primo luogo, i vincoli economici possono sfavorire l’adozione di modelli di business circolari, sia per i costi di trasformazione dei rifiuti sia per via delle quotazioni delle MPS, che a seconda della congiuntura si possono rivelare più costose delle corrispettive vergini. In secondo luogo, rileva la frammentazione del mercato europeo, come dimostrano le divergenze normative tra gli Stati Membri soprattutto circa i criteri di EoW. Tutto ciò rende difficoltosa la libera circolazione dei rifiuti all’interno del mercato unico, ostacolando lo sviluppo di catene di approvvigionamento più efficienti e scoraggiando gli investimenti in nuovi impianti innovativi per il riciclo.

Al contempo, il grado di valorizzazione dei rifiuti industriali o dei sottoprodotti – mediante processi di simbiosi industriale – è diverso tra Paesi e per settori e tale variabilità, unitamente al basso costo dello smaltimento in discarica e all’imprevedibilità nella fornitura di rifiuti e sottoprodotti, è fonte di ostacoli e incertezza. Il Rapporto della Commissione sottolinea, poi, come possa essere migliorata la riparabilità dei beni, così da prolungarne la durata (si vedano i Position Paper n. 258 e 230).  

Una Bussola della competitività per l’Ue e il Clean industrial deal

Lo scorso gennaio, la Commissione Europea ha presentato la strategia denominata “Una Bussola della Competitività per l’UE”, con cui viene tracciato il percorso per far sì che l’Unione diventi il luogo ove inventare, realizzare e commercializzare tecnologie, prodotti e servizi green assicurando la neutralità climatica. L’UE deve puntare a creare un mercato unico per i rifiuti e per i materiali secondari e riutilizzabili.

Successivamente, a fine febbraio, è stato presentato il “Clean Industrial Deal”, ovverosia il piano per la competitività e la decarbonizzazione dell’Unione, con cui le Istituzioni comunitarie intendono offrire un sostegno alle industrie europee, vessate dagli elevati costi dell’energia e dall’accresciuta concorrenza mondiale.

I principali elementi dell’iniziativa sono i seguenti: energia a prezzi accessibili, aumento della domanda di prodotti puliti, finanziamenti per la transizione pulita, circolarità e accesso ai materiali, azione su scala globale, competenze e posti di lavoro di qualità. Nel documento della Commissione, si ribadisce ancora una volta come la mancanza di un mercato unico per i rifiuti, le MPS e i materiali riutilizzabili ostacola lo sviluppo dell’industria europea.

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Dal richiamo al mercato unico delle MPS, sollevato dalla “Bussola” prima e ribadito dal “Clean Industrial Deal” poi,nasce la necessità di adottare un “Circular Economy Act”, con cui accelerare la transizione circolare basandosi sul mercato unico. La proposta di tale Atto, attesa per il quarto trimestre 2026, si pone l’obiettivo di catalizzare gli investimenti nella capacità di riciclo e di incentivare l’industria europea a sostituire le materie prime vergini, riducendo contestualmente lo smaltimento in discarica e l’incenerimento delle materie prime diventate rifiuto.

Il provvedimento dovrà porre quindi le condizioni per consentire la libera circolazione dei prodotti circolari, delle MPS e dei rifiuti, favorendo parimenti un incremento dell’offerta di materiali riciclati di alta qualità e stimolando la domanda di materiali secondari e prodotti circolari, con una riduzione dei costi delle materie prime impiegate nei processi produttivi.

A tale proposito, l’Atto dovrà fornire un impulso a rivedere le normative esistenti sui rifiuti elettronici, così da renderle più semplici, adeguate agli obiettivi e in grado di recuperare le materie prime critiche contenute nei dispositivi. Il “Circular Economy Act” intende, poi, armonizzare i criteri di EoW, per favorire il passaggio da rifiuti a MPS. Le misure dell’Atto dovranno essere complementari con gli altri provvedimenti dell’UE sull’economia circolare e semplificare in particolare l’implementazione del Regolamento sull’Ecodesign dei Prodotti Sostenibili.

Il commercio di MPS in Europa: cresce il valore degli scambi, non il volume

La Commissione Europea monitora le quantità e il valore delle MPS scambiate, sia tra i Paesi europei sia al di fuori dei confini europei. Le statistiche considerano come “materie prime seconde” i rifiuti e rottami riciclabili nonché le materie prime secondarie (tra cui i sottoprodotti), ossia tutti materiali residui e gli scarti che vengono reimmessi nel circuito produttivo, cessando quindi di essere considerati rifiuto o non essendo mai divenuti tali (dati Eurostat).

Il commercio delle MPS nell’UE vale nel 2023 circa 93,6 miliardi di euro, associato ad un flusso commerciale pari a 161,5 milioni di tonnellate scambiate. Nonostante un crescente interesse per la costruzione di un’economia più circolare, negli ultimi dieci anni, il totale dei volumi scambiati sul mercato interno è rimasto piuttosto stabile: nel 2023, infatti, le tonnellate scambiate sono solo il 4,5% in più rispetto a quelle scambiate dieci anni prima, nel 2014. Se nel 2023 i flussi commerciali all’interno dell’UE e l’import dai Paesi extra-EU sono pressoché identici a quelli osservati dieci anni or sono, ad aumentare sono principalmente le MPS esportate al di fuori dei confini dell’UE: rispetto al 2014, l’incremento è pari al +15,9%, mentre se estendiamo il periodo di analisi agli ultimi 20 anni, l’incremento sale al +74,2%. Nonostante il volume dell’export extra-UE abbia praticamente raggiunto quello dell’import da Paesi extra-UE, il valore di mercato dei due flussi differiscono di ben 5,2 miliardi di euro con l’import a sopravanzare l’export, indicando che il valore medio delle MPS importate è superiore a quelle esportate. 

Tale evidenza suggerisce due aspetti:

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  • in primo luogo, la carenza di una capacità impiantistica di riciclo adeguata nel Vecchio Continente ha condotto ad una scelta “obbligata”, cioè quella di esportare verso Paesi terzi dei semilavorati a prezzi non sempre convenienti, generando quindi una doppia perdita di valore legata al mancato trattamento del rifiuto in Europa e alla mancata produzione e immissione sul mercato di nuovi prodotti derivanti dal riciclo effettuato in Europa da operatori europei;
  • in secondo luogo, il minor valore delle MPS esportate rispetto a quelle importate può essere sintomo di una minore qualità del prodotto e quindi di una carenza nella capacità di gestione dei rifiuti non riciclabili in Europa, che ha condotto negli anni a trovare una destinazione in impianti collocati al di fuori del Continente.

Il volume delle importazioni di materie prime seconde da Paesi extra-UE non è mai realmente diminuito negli ultimi dieci anni, al più si è stabilizzato, mentre le importazioni di materie prime vergini (specialmente di terre rare) sono in costante aumento negli ultimi anni.

Ciò dimostra che l’Europa non è riuscita nel corso anni a ridurre la propria dipendenza dai Paesi esteri per l’acquisizione di risorse strategiche per l’industria.

Quindi, se un massiccio aumento dell’estrazione di materie prime non è auspicabile data la scarsità di risorse e l’impatto ambientale che i processi di estrazione comportano, l’aumento della produzione di MPS tramite il riciclo, e il conseguente aumento dei volumi di scambio all’interno dell’UE, rappresenta la strategia principale per far fronte alla crescente domanda interna.

Il commercio intraeuropeo di MPS è stagnante

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Dal 2004 al 2023, il volume degli scambi delle materie prime seconde nel commercio intra-europeo è cresciuto complessivamente del +21,4%. Gran parte dell’incremento si è concentrato nel periodo compreso tra il 2004 e il 2012. Questa crescita ha riguardato tutte le tipologie di MPS, ad eccezione dei metalli ferrosi. Nonostante il calo nei volumi di scambio dei metalli ferrosi, questi rimangono comunque la categoria di MPS più scambiata, con un distacco significativo rispetto alle altre.

Nel 2023, si osserva una contrazione dei volumi di scambio per molte MPS: un andamento che può essere interpretato soprattutto alla luce del rallentamento della crescita economica, che ha registrato un debole progresso del +0,4%. A risentirne è stata soprattutto la produzione industriale europea, con un valore delle merci prodotte vendute che è diminuito del -1,2% nel 2023, rispetto al 2022, e una conseguente riduzione della domanda industriale di materie prime, sia vergini che riciclate. Difatti, secondo Eurostat, anche il volume del commercio totale intra-UE si è contratto del -2,4% nel 2023 rispetto al 2022: tra i settori che hanno trainato questo calo vi sono proprio i manufatti, di cui fanno parte anche le MPS.

Conclusioni

Il rafforzamento del mercato unico dei materiali recuperati in Europa sta assumendo un ruolo sempre più centrale nelle politiche comunitarie. In questo contesto, l’analisi dello stato di salute del mercato delle materie prime seconde (MPS) assume particolare rilevanza, dal momento che dovrebbe rappresentare il punto di partenza su cui implementare tali politiche.

A livello europeo, nel 2023, il valore medio unitario delle MPS importate (647 euro/ton) è nettamente superiore a quello delle MPS esportate (524 euro/ton) e a quello di quelle scambiate all’interno dei confini comunitari (573 euro/ton). Questo documenta la dipendenza europea da Paesi extra-UE per l’importazione di materie prime ad alto valore unitario, tanto vergini quanto riciclate, quali ad esempio tutte le principali materie prime critiche.

Non solo. Il commercio intraeuropeo di MPS è stagnante. L’aumento delle esportazioni verso Paesi extra-UE ha aiutato gli impianti di riciclaggio in Europa a superare le difficoltà causate dalla stagnazione del mercato interno. Tuttavia, se da un lato questa opportunità ha permesso di preservare l’industria in un periodo di crisi, dall’altro lato testimonia anche un mancato assorbimento delle MPS da parte della manifattura europea.

L’andamento dei mercati delle MPS registra quindi luci e ombre, ribadendo la necessità di lavorare per rimuovere le barriere che ostacolano lo sviluppo di un mercato unico dei prodotti riciclati. In questo senso, almeno tre sono le direzioni lungo cui occorre agire:

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  1. Migliorare l’architettura normativa dell’EoW. Un mercato unico europeo dei beni riciclati non può prescindere da una normativa omogenea e allargata a tutti i flussi destinabili al recupero di materia tra i diversi Paesi.
  2. Rimuovere gli ostacoli normativi, burocratici e regolamentari che ancora si frappongono alla piena circolazione delle MPS all’interno dell’UE.
  3. Rafforzare la competitività del sistema di riciclo europeo per rinforzare la leadership della UE nella lotta al cambiamento climatico.

Il Circular Economy Act, atteso per il quarto trimestre del 2026, dovrebbe essere il contenitore delle proposte di policy tracciate dal “Rapporto Draghi” e ribadite nel “Rapporto Letta” e nella “Relazione Annuale 2025 sul Mercato Unico e la Competitività”. Tale Atto dovrà porre il rafforzamento del mercato unico europeo circolare, in tutte le sue declinazioni (regolamentari, economiche, sociali, ambientali), al centro del proprio raggio d’azione, allo scopo di generare quantitativi maggiori e di qualità migliore di MPS da reimmettere nei circuiti produttivi europei.

a cura di Andrea Ballabio, Donato Berardi, Gianmarco Di Teodoro, Nicolò Valle



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