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The Art Symposium allo Gnamc. Cultura motore di sviluppo: tra soft power e nuove sfide gestionali



Dalla diplomazia culturale alla valorizzazione condivisa del patrimonio. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ha ospitato l’ incontro dedicato al  ruolo della cultura nei rapporti internazionali e nei processi di governance. Esperti e rappresentanti delle istituzioni hanno discusso di identità, finanza, vincoli normativi e partecipazione. Ad aprire l’evento, la direttrice della Galleria Mazzantini e Talarico, editore di Inside Art. Il resoconto dei primi due panel 

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La mattinata del 19 maggio, nella cornice istituzionale della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, ha offerto uno spazio di confronto ad alto livello tra rappresentanti del mondo pubblico e privato, con l’obiettivo di analizzare il ruolo che la cultura gioca tanto nei rapporti tra gli Stati quanto nei meccanismi interni di governance. Nell’aprire il convegno, realizzato grazie al sostegno del Gruppo Unipol e dell’Istituto per il credito Sportivo e Culturale e con la collaborazione di The Skill, la direttrice della GNAMC Renata Cristina Mazzantini ha sottolineato l’importanza del simposio come occasione di riflessione condivisa sul presente del mondo dell’arte, evidenziando il crescente interesse del settore privato verso gli investimenti culturali e la necessità di coinvolgere le imprese nel dibattito. Anche Guido Talarico, editore e direttore di Inside Art, nel suo intervento introduttivo ha ribadito l’obiettivo del simposio di costruire un confronto autentico tra pubblico e privato per generare una nuova visione strategica per il Paese.

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Presenti tra il pubblico anche il Vice Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura Giorgio Carlo Brugnoni e un parterre internazionale composto da ospiti d’eccellenza come Mohamed Al Neyadi, Fondatore e Ceo di Smart Solutions Group e S.E.Abdulla AlSubousi, Ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti in Italia. «Mi fa molto piacere essere qui nella terra della storia e della cultura – ha affermato Al Neyadi – è un linguaggio comune che tutti possono vedere e capire e che può essere trasferito alle nuove generazioni».

I primi due panel hanno offerto una lettura lucida e articolata del ruolo della cultura come motore di sviluppo: il primo, affrontando il soft power culturale come strumento d’influenza e costruzione identitaria grazie agli interventi dell’Ambasciatore Francesco Maria Talò, Antonella Baldino, CEO dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, Alberto Gambino, prorettore dell’Università Europea, Luboš Veselý, direttore della Karel Komárek Family Foundation e Fabio Pompei, CEO di Deloitte Italia; il secondo, esplorando modelli e sfide nella gestione condivisa del patrimonio, tra vincoli normativi, opportunità finanziarie e nuovi attori attraverso le voci di Maria Pace Odescalchi, Vicepresidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, Evelina Christillin, Presidente del Museo Egizio di Torino, Giulia Zamagni, Responsabile CUBO Museo d’Impresa del Gruppo Unipol e Davide Vincent Mambriani, Responsabile eventi culturali Giubileo 2025. È emersa una visione dinamica e interconnessa della cultura come campo di azione e responsabilità collettiva.

Il primo panel di The Art Symposium 2025 ha esplorato le sfide contemporanee tra diplomazia culturale, innovazione e responsabilità istituzionale

Il panel intitolato Diplomazia della Cultura: il valore del soft-power in epoca di tensioni internazionali, moderato dall’ambasciatore Francesco Maria Talò, ha visto convergere riflessioni complesse e multilivello su quattro grandi aree: diplomazia culturale, finanza pubblica, educazione, e tecnologie emergenti. Talò ha aperto il dibattito sottolineando la centralità del tema in un momento storico segnato da crisi e conflitti. «L’Italia è una super potenza della cultura», ha dichiarato, evocando l’immagine del soft power come forza sottile ma determinante.

Finanza pubblica, cultura e impatto sociale: la visione di Antonella Baldino

Antonella Baldino, CEO dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, ha messo a fuoco la missione dell’ente che presiede: promuovere cultura e sport attraverso strumenti finanziari innovativi e sostenibili. «Non è solo nel nome, ma nel nostro mandato pubblico: cultura e sport sono leve strategiche per lo sviluppo del Paese», ha affermato. Il ruolo dell’ICSC come veicolo di partenariato pubblico-privato emerge con forza nella sua azione di blending finance, capace di attrarre capitali verso settori tradizionalmente sottovalutati. La cultura, secondo Baldino, è anche un veicolo di diplomazia e cooperazione internazionale, come dimostrano le iniziative promosse in ambito Agenda 2030. Tra queste, la Coalizione per lo sviluppo sostenibile attraverso l’arte e la cultura, nata nel 2023 a Cartagena, e la partecipazione a forum internazionali – come la recente sessione di tre giorni a Cape Town – esempi di come la cultura entri nelle strategie globali di sviluppo.

Alberto Gambino: intelligenza artificiale, sapere e libertà

Un tema trasversale e urgente è stato sollevato da Alberto Gambino, prorettore dell’Università Europea, che ha affrontato il rapporto tra cultura, ricerca e intelligenza artificiale. A partire dal dibattito affrontato al G7 del 2024, Gambino ha richiamato le parole di Papa Francesco e la distopia contenuta ne Il padrone del mondo di Benson, per mettere in guardia sui rischi di un algoritmo utilizzato come strumento di potere unico e standardizzante. «L’intelligenza artificiale funziona benissimo, ma non distingue tra fonti attendibili e non: questo crea un paradosso nel campo scientifico, dove il sapere rischia di essere sostituito da una cultura di massa fondata su risposte facili ma non verificate», ha spiegato. Gambino ha anche sottolineato come il talento debba rimanere centrale: «Il talento è fatto per comunicare, per creare empatia, non è solo erudizione. Le università devono preservare questa diversità e restare ancorate al territorio, al sociale, alla cultura viva».

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Luboš Veselý: la cultura come resistenza in tempo di guerra

La prospettiva internazionale è arrivata con Luboš Veselý, direttore della Karel Komárek Family Foundation, che ha raccontato l’impegno attivo della fondazione nella difesa e ricostruzione del patrimonio culturale ucraino. «Gli aggressori puntano a distruggere l’identità attraverso la distruzione della cultura», ha detto, ricordando che sono almeno 85 i siti culturali distrutti in Ucraina dall’inizio del conflitto. Veselý ha illustrato un modello d’azione basato sull’attivazione delle comunità attraverso la riqualificazione degli spazi pubblici, la libertà degli artisti e il supporto ai giovani talenti. «La nostra attenzione è rivolta al futuro più che all’antico. L’arte è parte del tessuto urbano e identitario, e va difesa come elemento essenziale di coesione sociale». Tra le iniziative future, Veselý ha annunciato una conferenza internazionale sulla ricostruzione culturale dell’Ucraina prevista per luglio 2025, sottolineando che la cultura non è un lusso post-bellico, ma parte integrante della resilienza e della ripartenza.

Fabio Pompei (Deloitte): Cultura come valore misurabile e strategico

Nel suo intervento, Fabio Pompei, CEO di Deloitte Italia, ha sottolineato la necessità di trasformare la grande bellezza italiana in un valore anche economico, affermando che la cultura è ormai riconosciuta come una leva di sviluppo. Ha ricordato come il settore culturale rappresenti il 5,6% del PIL nazionale e impieghi una forza lavoro in costante crescita. Pompei ha presentato l’esempio del Colosseo, oggetto di uno studio Deloitte che ha stimato un impatto diretto di 1,4 miliardi e un valore complessivo di 70 miliardi come asset sociale. Ha infine ribadito l’importanza della misurazione e della comunicazione per attrarre investimenti, intese non come attività tecniche ma come atti di responsabilità.

Il Valore Condiviso della Cultura: Dialoghi tra Musei, Imprese e Grandi Eventi nel secondo Panel della giornata

Il secondo panel della mattinata, moderato da Guido Talarico e intitolato Il ruolo delle istituzioni pubbliche e private nella gestione delle risorse culturali, direttore ed editore di Inside Art, ha esplorato il ruolo fondamentale che le istituzioni pubbliche e private rivestono nella gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. A partire dal ricchissimo tessuto museale italiano, si è discusso di come la collaborazione tra pubblico e privato possa sostenere la cultura come bene condiviso e veicolo di coesione sociale, innovazione e memoria storica.

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Il panel ha riunito voci autorevoli da ambiti diversi – musei pubblici, iniziative private, impresa culturale e organizzazione di grandi eventi religiosi – per offrire una visione ampia e multidimensionale.

Maria Pace Odescalchi: la sfida quotidiana dei privati nella tutela del patrimonio diffuso italiano

Maria Pace Odescalchi, Vicepresidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, ha illustrato la realtà complessa della gestione delle dimore storiche, spesso poco visibili nel grande circuito culturale nazionale ma di importanza cruciale per la conservazione del patrimonio diffuso sul territorio. La sua testimonianza ha evidenziato l’impegno quotidiano dei privati che si fanno carico della cura di beni architettonici e artistici di grande valore, senza i quali una parte fondamentale della storia italiana rischierebbe l’oblio. Ha sottolineato come servano strumenti fiscali, normativi e progettuali adeguati per valorizzare queste realtà e renderle sostenibili anche nel lungo periodo.

Il Museo Egizio come modello di innovazione e collaborazione internazionale

Evelina Christillin, Presidente del Museo Egizio di Torino, ha invece raccontato il percorso di rinnovamento e rilancio del Museo Egizio di Torino, con un focus sull’importanza degli investimenti congiunti pubblico-privati, che nel 2012 hanno permesso una trasformazione strutturale dell’istituzione. Sotto la direzione di Christian Greco, il Museo è diventato un punto di riferimento internazionale, sviluppando oltre 90 collaborazioni scientifiche con università e centri di ricerca di tutto il mondo. Christillin ha sottolineato che la cultura necessita di visione e progettualità a lungo termine, oltre che del supporto istituzionale, per poter affrontare con efficacia le sfide gestionali, scientifiche e di accessibilità.

Il museo CUBO tra pluralità artistica, responsabilità sociale e memoria collettiva

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La responsabile CUBO Museo d’Impresa del Gruppo Unipol, Giulia Zamagni, ha portato l’esperienza del CUBO, museo d’impresa del Gruppo Unipol, sottolineando come l’impresa possa essere attore culturale attivo e innovativo. Con sedi a Bologna e Milano, CUBO si presenta come un museo diffuso, inclusivo e capace di evolversi, aprendosi a molteplici forme artistiche e culturali.

Zamagni ha insistito sull’idea che la cultura non sia solo un bene da consumare, ma uno strumento progettuale capace di agire sul piano sociale, educativo e personale. Ha inoltre ricordato che, nel mondo d’impresa, la cultura può essere una leva di restituzione sociale, in linea con i valori di mutualità e protezione storicamente propri del settore assicurativo.

L’organizzazione culturale di un evento universale tra fede, diversità e partecipazione

Responsabile eventi culturali Giubileo 2025, Davide Vincent Mambriani ha descritto la complessità dell’organizzazione culturale in occasione del Giubileo 2025, evento straordinario che quest’anno è reso ancora più rilevante dalla recente elezione del nuovo Pontefice. Ha spiegato che la cultura, secondo la visione del Papa e della Chiesa, è una forma di evangelizzazione inclusiva che punta alla bellezza come mezzo di dialogo e di unione tra i popoli. Tra le iniziative più emblematiche, ha citato la mostra di Chagall e il prestito eccezionale della “Deposizione” di Caravaggio all’Expo di Osaka, entrambi esempi di come la cultura possa attraversare confini e promuovere valori di pace e umanità condivisa.Il Giubileo si configura così anche come evento culturale universale, dove la pluralità delle culture viene messa al centro in una visione di Chiesa sinodale e aperta al mondo.

 

 

 

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