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Lavoro e Ai: futuro delle professioni


L’impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo delle professioni: come automazione e algoritmi ridefiniscono il lavoro con l’AI. Competenze richieste nel futuro e strategie aziendali vincenti

L’intelligenza artificiale (AI) sta trasformando il panorama lavorativo a una velocità senza precedenti, ridefinendo non solo le mansioni che svolgiamo, ma anche il modo in cui le aziende strutturano le loro strategie di forza lavoro. Questa rivoluzione porta con sé opportunità di crescita e sfide significative creando nuovi posti di lavoro, ma anche ingenti perdite occupazionali nei ruoli tradizionali.

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Quale impatto ha l’AI sul lavoro? Le competenze richieste cambieranno rapidamente, con un’enfasi su abilità tecnologiche e umane. Scopriamo come prepararci a un futuro in cui il lavoro e intelligenza artificiale si intrecciano e come aziende e governi devono affrontare il divario di competenze promuovendo strategie di upskilling per garantire un mercato occupazionale inclusivo e resiliente.

Indice

Lavoro e AI: come cambierà?

Lavoro e intelligenza artificiale sono ormai inseparabili. L’impatto dell’AI sul lavoro è duplice: da un lato automatizza compiti ripetitivi e dall’altro crea nuove opportunità. Il Future of Jobs Report del World Economic Forum, basato su interviste a oltre 1.000 aziende globali che rappresentano 14 milioni di lavoratori, offre una panoramica chiara di come questa trasformazione si svilupperà nei prossimi anni.

Il mercato del lavoro subirà un cambiamento strutturale in pochi anni. L’intelligenza artificiale farà perdere 92 milioni di ruoli esistenti ma creerà 170 milioni di nuovi posti di lavoro, per un guadagno netto di 78 milioni di impieghi. Il 60% delle aziende considera fondamentali l’espansione dell’accesso digitale, seguita dai progressi in AI (86%), robotica (58%) e tecnologie per l’energia (41%). Il 63% dei datori di lavoro identifica il divario di competenze come la principale barriera alla trasformazione aziendale.

Entro il 2030, il 39% delle competenze richieste sul mercato del lavoro cambierà, richiedendo un impegno massiccio in programmi di upskilling e reskilling. Per affrontare queste sfide, l’85% delle aziende pianifica di investire nella formazione della forza lavoro, mentre il 64% vede il benessere dei dipendenti come una strategia chiave per attrarre talenti. L’impatto dell’AI sul lavoro richiede quindi un approccio misto che combini tecnologia, formazione e politiche pubbliche per garantire che i benefici della trasformazione siano equamente distribuiti.

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L’automazione e l’augmentation

L’intelligenza artificiale ridefinisce il concetto di lavoro agendo attraverso due modalità principali: l’automazione e l’augmentation. L’automazione, che riguarda la sostituzione di compiti umani con macchine, robot o algoritmi, è responsabile dell’82% della riduzione prevista nella quota di lavoro svolto esclusivamente da esseri umani entro il 2030. Questo fenomeno colpirà soprattutto ruoli ripetitivi, come gli impiegati postali o i cassieri bancari, che il rapporto identifica tra i lavori in più rapido declino.

L’AI non si limita a sostituire i lavoratori: l’augmentation, ovvero la collaborazione tra uomo e macchina, rappresenta il 19% della trasformazione delle attività lavorative. In settori come la sanità e il pubblico, quasi la metà della riduzione delle attività umane sarà compensata da una maggiore collaborazione con l’AI, migliorando la produttività e la qualità del lavoro. Ad esempio, i medici possono utilizzare algoritmi per analizzare dati clinici in tempo reale, mentre gli insegnanti possono sfruttare piattaforme digitali per personalizzare l’apprendimento.

Il rapporto prevede che entro pochi anni le attività lavorative saranno equamente distribuite tra quelle svolte esclusivamente da umani, macchine e da entrambi in collaborazione. Questa dualità dell’impatto AI sul lavoro richiede un cambiamento di mentalità: l’intelligenza artificiale non è da considerrare solo una minaccia, ma un’opportunità per amplificare le capacità umane. Le aziende che adottano un modello di augmentation stanno già dimostrando che l’integrazione sinergica di AI e competenze umane può portare a una maggiore innovazione e competitività.

Il successo di questo approccio dipende dalla capacità di preparare i lavoratori attraverso programmi di formazione mirati. Il rapporto sottolinea che il 59% della forza lavoro globale, pari a circa 120 milioni di lavoratori, avrà bisogno di aggiornare le competenze entro il 2030, ma l’11% rischia di non riceverlo, rimanendo vulnerabile alla disoccupazione. Investire in formazione e promuovere una cultura di apprendimento continuo sarà fondamentale per sfruttare il potenziale della tecnologia senza lasciare indietro nessuno.

Competenze richieste nel futuro

Lavorare con l’AI richiede un’evoluzione delle competenze senza precedenti. Il Future of Jobs Report prevede che il 39% delle competenze chiave richieste cambierà entro il 2030. Al primo posto tra quelle in più rapida crescita ci sono le competenze tecnologiche, come quelle legate ad algoritmi, big data, cybersecurity e alfabetizzazione tecnologica. Il rapporto evidenzia una forte domanda per specialisti in AI e machine learning.

Le professioni che vedranno la maggiore crescita includono ruoli come specialisti in big data, ingegneri fintech e sviluppatori di software, ma anche professioni più tradizionali come agricoltori, autisti di consegna e operai edili, spinti rispettivamente dalla transizione verde e dall’aumento del costo della vita. Al contempo, il rapporto sottolinea l’importanza delle competenze umane, come il pensiero creativo, la resilienza e la leadership, che rimarranno essenziali accanto alle competenze tecniche.

Le competenze umane rimangono altrettanto cruciali. Il pensiero creativo, la resilienza, la flessibilità, la leadership e la collaborazione sono tra le abilità più richieste, poiché l’intelligenza artificiale non può replicare capacità come l’empatia o la capacità di risolvere problemi compless. Anche i cambiamenti demografici, come l’invecchiamento della popolazione in alcune regioni e l’espansione della forza lavoro in altre, aumentano la necessità di competenze in gestione dei talenti, insegnamento e motivazione.

La transizione verde, inoltre, sta spingendo la domanda di competenze legate alla gestione ambientale. Il 63% dei datori di lavoro considera il divario di competenze la sfida principale alla trasformazione aziendale. Per colmare questo gap, il rapporto suggerisce un approccio combinato che integri formazione tecnologica e sviluppo di soft skills. Ad esempio, i lavoratori devono apprendere non solo come utilizzare strumenti AI, ma anche come interpretare i dati in modo critico e collaborare efficacemente in team ibridi.

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Strategie aziendali con l’AI

Le aziende si trovano a un bivio: adattarsi all’impatto AI sul lavoro o rischiare di rimanere indietro. Il Future of Jobs Report evidenzia che l’85% dei datori di lavoro pianifica di investire in programmi di aggirnamento per preparare la forza lavoro ai cambiamenti in arrivo. Inoltre, il 70% prevede di assumere personale con competenze nuove, mentre il 40% pianifica di ridurre i ruoli obsoleti e il 50% di trasferire i lavoratori verso posizioni in crescita.

Queste strategie riflettono la necessità di bilanciare l’adozione di tecnologie avanzate con la gestione del capitale umano. Un aspetto cruciale è il focus sul benessere dei dipendenti, considerato dal 64% dei datori di lavoro una priorità per attrarre talenti. In un mercato del lavoro sempre più competitivo, offrire supporto per la salute mentale, flessibilità lavorativa e opportunità di crescita diventa un vantaggio strategico.

Inoltre, le aziende stanno rivedendo i loro modelli di business: il 50% prevede di riorientarsi verso nuove opportunità create dall’AI, come lo sviluppo di applicazioni innovative o l’espansione in mercati digitali. Le aziende che adotteranno un approccio proattivo, combinando investimenti in tecnologia, formazione e benessere, saranno meglio posizionate per prosperare nel mercato del lavoro del futuro.

Il rapporto sottolinea anche l’importanza della collaborazione pubblico privato. Affrontare la sfida del divario di competenze e creare percorsi formativi scalabili richiede una collaborazione con governi e istituzioni educative. Programmi di formazione accessibili e politiche pubbliche inclusive saranno essenziali per garantire che il lavoro e AI creino opportunità per tutti senza escludere i lavoratori meno qualificati, amplificando le disuguaglianze.

Ruolo delle politiche pubbliche

Le politiche pubbliche giocheranno un ruolo cruciale nel plasmare l’impatto AI sul lavoro. Il Future of Jobs Report identifica il finanziamento e la fornitura di programmi di aggiornamento fondamentali per aumentare la disponibilità di talenti. Con 120 milioni di lavoratori a rischio di esclusione a causa di competenze obsolete, i governi devono agire rapidamente per promuovere l’accesso all’istruzione e alla formazione professionale.

In questo contesto esistono anche forti disparità regionali; con società alla prese con l’invecchiamento della popolazione o l’aumento del costo della vita, l’accesso digitale rimane una priorità globale. I governi possono investire in infrastrutture digitali per ridurre il divario tecnologico, garantendo che anche le regioni meno sviluppate possano beneficiare delle opportunità create dall’AI.

Programmi di formazione per donne e giovani e politiche inclusive saranno essenziali per costruire un mercato del lavoro equo. Il rapporto sottolinea anche la necessità di normative sull’intelligenza artrificiale che bilancino innovazione e protezione dei lavoratori. L’AI Governance Alliance del World Economic Forum sta lavorando per sviluppare quadri normativi che garantiscano un uso responsabile ed etico dell’intelligenza artificiale. Un traguardo complicato da raggiungere.

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