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AI ed etica nelle imprese: serve una bussola per non perdere la rotta


Nel 2024 aumenta l’adozione dell’IA tra le imprese italiane: +3,2% rispetto all’anno precedente, ma il divario culturale resta forte. Visione strategica, pensiero critico e formazione diventano imprescindibili  

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Nel 2024, l’Intelligenza Artificiale entra sempre più nei processi aziendali italiani, ma lo fa a velocità e consapevolezze molto diverse. Secondo un recente report dell’ISTAT, l’8,2% delle imprese italiane con almeno 10 addetti utilizza una tecnologia di IA, segnando un significativo aumento rispetto al 5% del 2023. Una crescita che, però, non basta a colmare il divario con la media dell’Unione Europea, ferma al 13,5%. Serve formazione in ambito AI ed etica.

Il dato appare ancora più rilevante se si guarda alle grandi imprese, dove l’utilizzo dell’IA ha raggiunto il 32,5% (in aumento dal 24,1% del 2023). Le imprese con 50–99 addetti registrano un raddoppio: dal 5,6% al 14%.

Le PMI, che rappresentano la struttura portante del sistema produttivo italiano, faticano invece a tenere il passo. Solo una su quattro ha un alto livello di digitalizzazione e le cause possono essere riconducibili a limiti strutturali, mancanza di risorse e, soprattutto, di guida.

Il problema non è solo tecnologico, ma profondamente culturale. In molte imprese, l’adozione dell’IA è vissuta più come risposta difensiva a una pressione esterna, che come scelta consapevole. In un ecosistema in rapida evoluzione, dove gli strumenti si moltiplicano più velocemente della capacità di comprenderli, il rischio è duplice: inseguire ogni novità per paura di restare indietro, o restare immobili per paura di sbagliare. Quel che manca, in entrambi i casi, è una bussola capace di orientare.

 

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Etica e senso critico: le vere urgenze della transizione digitale

Nel dibattito pubblico, l’IA è spesso raccontata in termini sensazionalistici: automazioni straordinarie, efficienze miracolose, rivoluzioni in corso. Ma nella quotidianità delle imprese, l’innovazione richiede molto più di una tecnologia. Serve una cultura del cambiamento, radicata in pensiero critico, visione di lungo periodo e formazione continua.

I numeri lo confermano: solo il 5,2% delle imprese italiane utilizza più di una tecnologia di IA, e spesso l’adozione avviene in modo isolato, senza reale integrazione nei processi aziendali. La formazione interna resta debole: appena il 17,8% delle imprese investe in aggiornamento informatico, contro il 22,3% della media europea. Nelle PMI, le figure ICT restano rare (11,3%).

La vera sfida non è introdurre l’IA, ma comprenderla, contestualizzarla e costruirci intorno un modello sostenibile, partecipato, orientato ai bisogni reali e coerente con i valori aziendali.

 

Il ruolo della bussola: accompagnare con competenza ed empatia

Tra le figure che lavorano in questa direzione, si fa spazio chi ha scelto di non proporre soluzioni preconfezionate, ma di affiancare le imprese nel tempo, aiutandole a leggere la complessità e a scegliere con consapevolezza.

È in questo ambito che si inserisce il lavoro di Walter Tripi, Innovation Manager, formatore e consulente marketing, che negli ultimi anni ha affiancato decine di aziende – principalmente PMI – nel percorso di trasformazione digitale. La sua attività non si limita all’introduzione di strumenti: si basa sull’ascolto, sull’adattamento e su un’idea ben precisa di innovazione come processo umano prima che tecnologico.

Giornalista e formatore con esperienza nel campo della comunicazione tradizionale e digitale, Tripi affianca competenze tecniche a un approccio orientato all’analisi dei cambiamenti sociali e culturali legati all’innovazione. Collabora con una rete di professionisti, contribuendo a progetti che puntano a integrare nuovi strumenti tecnologici nei processi aziendali. Il suo lavoro si concentra sul supporto alle imprese nell’interpretare l’evoluzione digitale, attraverso un’attività che unisce consulenza strategica e partecipazione operativa alle dinamiche interne di comunicazione e marketing. Parallelamente, è impegnato in iniziative no-profit dedicate alla diffusione della cultura digitale e alla promozione della legalità nelle scuole.

“Tecnologie come l’intelligenza artificiale sono ormai parte integrante della quotidianità aziendale. Offrono opportunità significative, ma anche margini di rischio se non vengono comprese e gestite in modo consapevole”, osserva Walter Tripi. “Affrontare l’innovazione richiede una visione chiara e più che fornire soluzioni preconfezionate, il mio compito è supportare le organizzazioni nel processo di orientamento, aiutandole a fare scelte efficaci, in linea con i propri valori e obiettivi. L’innovazione ha un impatto reale solo quando produce risultati concreti e sostenibili”, conclude.

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Nei prossimi anni, l’attività di Walter Tripi è orientata a un rafforzamento strutturale, con l’ampliamento del team e il consolidamento della rete di collaborazioni. In parallelo, prosegue il suo impegno nel promuovere e divulgare un approccio all’innovazione fondato su criteri di responsabilità, accessibilità e attenzione ai valori umani, contribuendo al dibattito pubblico sul ruolo della cultura digitale nella società contemporanea.

 



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