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Tassi di interesse sui mutui tornano a salire ad aprile nonostante le mosse della bce


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Dopo il taglio del tasso sui depositi operato dalla Bce lo scorso aprile, i tassi medi sui mutui mostrano una risalita, segnando livelli elevati dagli ultimi mesi del 2024. L’aggiornamento dell’Abi sul mese di aprile rivela variazioni significative sia nel credito casa che nei finanziamenti alle imprese, insieme a dinamiche interessanti riguardo ai depositi e alla raccolta bancaria. La situazione suggerisce un quadro complesso che riflette tensioni nei mercati e risposte diverse da parte del tessuto economico italiano.

L’aumento dei tassi sui mutui e i fattori che influenzano il costo

Ad aprile, il tasso di interesse medio sui mutui per l’acquisto della casa è arrivato al 3,29%, il massimo dal settembre dell’anno scorso, con un aumento rispetto al 3,14% registrato a marzo. Il bollettino mensile dell’Abi sottolinea che questo rialzo è in parte legato alla crescita dell’indice Irs , che rappresenta il principale riferimento per il costo dei finanziamenti immobiliari. In effetti, l’Irs ha raggiunto picchi superiori nel mese di marzo, per poi stabilizzarsi a metà maggio intorno al 2,53%.

Rendimento dei titoli di stato e tensioni di mercato

Il rendimento dei titoli di Stato, come i Btp decennali, ha toccato il 3,64% ad aprile, leggermente inferiore rispetto al mese precedente. Questo dato, unito ai movimenti sui tassi, riflette tensioni nate a inizio aprile in seguito all’annuncio di Trump sui dazi, che avevano creato incertezza negli investitori, anche se poi la situazione si è parzialmente calmata. I mutui risentono insomma di fattori esterni e delle aspettative sui mercati finanziari, traducendo queste oscillazioni in un aumento del costo del credito alle famiglie.

Tassi in calo per i finanziamenti alle imprese e l’andamento dei prestiti

Il mese di aprile ha segnato una riduzione dei tassi di interesse sui prestiti concessi alle imprese, con un valore medio che scende a 3,82%, mentre a marzo era al 3,92%. Questa flessione dimostra una certa apertura delle banche verso le imprese, in controtendenza rispetto al settore immobiliare. Anche il tasso medio complessivo sui prestiti mostra un diminuzione, passando dal 4,21% di marzo al 4,13% del mese successivo.

Segnali di ripresa nei prestiti

Un segnale importante riguarda il ritorno a crescita dei prestiti, dopo un periodo di calo che durava da quasi un anno. Ad aprile, i prestiti complessivi hanno fatto registrare un aumento dello 0,3%, riportando un segno positivo dopo mesi di contrazioni. In particolare, mentre a marzo i finanziamenti alle aziende avevano subito una contrazione dell’1,1%, e quelli alle famiglie erano cresciuti dell’1,1%, ad aprile si registrano segnali di maggiore movimentazione, che possono indicare maggiore fiducia o esigenze di liquidità più marcate tra produttori e lavoratori.

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Rendimento dei depositi e variazioni nei tassi sui conti correnti

Anche i tassi sugli strumenti di deposito mostrano dati rilevanti. A fine aprile il tasso sui depositi a durata prestabilita – come certificati di deposito o depositi vincolati – ha raggiunto il 2,37%, una flessione rispetto ai valori di marzo, ma comunque superiore alla media dell’area euro. Rispetto a metà 2022, prima dei rialzi della Bce, si tratta di un incremento di oltre 200 punti base.

Le obbligazioni bancarie a tasso fisso emesse nel mese hanno fruttato il 3,27%, quasi il doppio rispetto ai livelli di giugno 2022. Sul fronte dei depositi complessivi , il tasso medio ha raggiunto lo 0,73%, mentre quello dei conti correnti – spesso utilizzati per la gestione quotidiana e non come investimento – si attesta allo 0,35%. Va notato che questi livelli restano bassi rispetto agli strumenti di investimento, evidenziando la differenza nell’attrattiva dei vari prodotti offerti dal sistema bancario.

Aumento dei depositi e crescita della raccolta bancaria a marzo 2025

Nel confronto tra marzo 2024 e marzo 2025, la raccolta indiretta bancaria ha mostrato un incremento considerevole: 131 miliardi in più nei titoli depositati presso gli istituti di credito. Questa crescita interessa diverse categorie di clienti. Le famiglie hanno aumentato la loro quota di investimenti di quasi 30 miliardi, mentre le imprese ne hanno aggiunti poco più di 15 miliardi. Il resto della crescita è attribuibile a enti come imprese finanziarie, assicurazioni e pubblica amministrazione.

Questi dati indicano che, malgrado un contesto di tassi variabili e mutui più costosi, i risparmi complessivi continuano ad accumularsi nel sistema bancario. Le famiglie e le aziende sembrano preferire il mantenimento o l’aumento degli investimenti in titoli custoditi, scelta che rispecchia l’attuale clima di prudenza e ricerca di strumenti percepiti come più sicuri o remunerativi rispetto ai depositi tradizionali.





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