Il florovivaismo pugliese è un settore vitale dell’agricoltura regionale che ha saputo distinguersi a livello nazionale grazie alla qualità delle sue produzioni e alla capacità imprenditoriale dei suoi operatori: a dirlo è Michele Ferrandino, presidente della Federazione Florovivaistica Pugliese di Confagricoltura, che evidenzia come la regione occupi oggi il settimo posto nella classifica nazionale, trainata dai distretti salentini di Taviano e Leverano e da quello della provincia di Bari, con centro a Terlizzi.
Le aziende pugliesi del comparto generano un fatturato complessivo di circa 180 milioni di euro, pari al 4,7% della produzione lorda vendibile agricola regionale. Una cifra che fotografa un settore in crescita, con un incremento del 10% registrato nell’ultimo anno. «Parliamo di una realtà che merita maggiore rappresentatività nel panorama agricolo regionale – sottolinea Ferrandino – anche perché la qualità made in Puglia è apprezzata non solo sul mercato nazionale, ma soprattutto all’estero, dove i buyer spesso programmano le produzioni direttamente con aziende pugliesi certificate secondo standard internazionali».
Il settore, tuttavia, resta un comparto esposto a forti variabili. La domanda è influenzata da fattori climatici, economici, bellici e sociali, trattandosi di un prodotto a forte componente d’impulso e ad alta deperibilità. «Solo un assetto aziendale solido e moderno – prosegue – consente di affrontare le fluttuazioni di mercato, posizionando il prodotto nel momento e nel luogo giusto grazie a una rete commerciale efficace».
Per l’organizzazione degli agricoltori pugliesi è dunque fondamentale incentivare l’aggregazione tra produttori attraverso distretti, cooperative e piattaforme logistiche. Un modello che premia la collaborazione rispetto alla frammentazione, e che permette alle imprese di raggiungere mercati più ampi e strutturati. «Le esperienze di successo nel settore – spiega – dimostrano che unendo le forze è possibile ottimizzare i canali di distribuzione e accrescere la competitività complessiva».
Tra le criticità, anche l’aumento esponenziale dei costi energetici, ma che ha spinto molte aziende a investire in impianti per le energie rinnovabili, anche grazie ai fondi PNRR. Un orientamento virtuoso, che andrebbe ulteriormente sostenuto con risorse mirate all’innovazione e alla difesa della redditività aziendale. «È questo – osserva – l’unico modo per incentivare davvero il ricambio generazionale e avviare la tanto attesa transizione digitale delle imprese florovivaistiche, ancora troppo spesso agli esordi».
Altro nodo cruciale è quello della manodopera. La stagionalità dei cicli produttivi richiede lavoratori, qualificati e non, che oggi mancano. Da qui l’appello di Confagricoltura Puglia ad aprire canali di ingresso regolati per la manodopera extracomunitaria, così da garantire la tenuta e l’efficienza delle filiere.
«Il florovivaismo – conclude – non è solo un settore economico: è un presidio ambientale, un fattore di sostenibilità e qualità della vita. È giunto il momento che venga sostenuto con maggiore convinzione e concretezza dalle istituzioni, per valorizzare un patrimonio che la Puglia non può permettersi di trascurare».
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