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per le imprese

 

Rischio di transizione climatica e probabilità di default


La Banca d’Italia ha pubblicato oggi lo Studio n. 59, dedicato alla stima dell’impatto del rischio di transizione climatica sulla probabilità di default a un anno delle imprese non finanziarie italiane.

Microcredito

per le aziende

 

L’integrazione del rischio di transizione climatica nella valutazione del merito creditizio delle imprese rappresenta un passaggio strategico nell’ambito dell’attuale agenda politica in materia climatica, assumendo un rilievo crescente anche sul piano regolamentare e prudenziale.

In tale contesto, lo studio –  pubblicato nella collana “Markets, Infrastructures, Payment Systems” – si propone di perfezionare la valutazione del rischio di credito delle imprese non finanziarie, mediante un affinamento delle relative metodologie estimative.

A tal fine, la prima sezione del lavoro è dedicata all’illustrazione dell’impianto metodologico adottato, con particolare riferimento all’integrazione del rischio di transizione nei modelli di stima della probabilità di insolvenza.

In particolare, l’approccio metodologico adottato si distingue per un’impostazione fortemente innovativa rispetto agli approcci tradizionali.

L’integrazione del rischio di transizione è infatti operata secondo una prospettiva analitica discontinua rispetto agli schemi convenzionali, mediante l’introduzione di soluzioni tecniche originali che ne valorizzano l’applicabilità anche in contesti operativi.

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In primo luogo, la stima delle emissioni dirette viene effettuata mediante una metodologia bottom-up, basata su dati verificati e puntuali tratti dal sistema europeo di scambio delle quote di emissione (European Union Emissions Trading System – EU-ETS).

In secondo luogo, il lavoro si distingue per la costruzione di scenari multipli relativi ai prezzi futuri delle quote EU-ETS, ottenuti tramite simulazioni stocastiche. In alternativa all’utilizzo di un singolo scenario predefinito, come previsto dai framework NGFS, vengono selezionati due scenari statistici calibrati sulla base del rischio, oltre al tradizionale scenario baseline.

Terzo elemento di discontinuità rispetto agli approcci prevalenti è rappresentato dall’applicazione della metodologia a un campione eterogeneo di imprese, comprendente sia soggetti quotati sia non quotati. Ciò è reso possibile dall’integrazione dei costi di transizione all’interno dei bilanci d’esercizio, superando così i limiti dei metodi di stima basati esclusivamente su dati di mercato (come il premio per il carbonio), generalmente applicabili alle sole società emittenti strumenti finanziari negoziati.

Inoltre, si segnala la sincronizzazione dell’orizzonte temporale delle simulazioni di scenario con quello del sistema interno di valutazione del rischio di credito della Banca d’Italia (BI-ICAS), in modo da garantire piena coerenza con gli standard metodologici generalmente impiegati nelle analisi a un anno della probabilità di default.

Le ulteriori sei sezioni dello studio sono invece così strutturate:

  • la Sezione 2 presenta una rassegna della letteratura esistente in materia;

  • la Sezione 3 è dedicata all’illustrazione del processo di raccolta dei dati relativi alle emissioni e al confronto tra l’approccio bottom-up proposto e quello top-down di riferimento;

  • le Sezioni 4 e 5 delineano, rispettivamente, la metodologia empirica adottata e i principali risultati dell’analisi condotta;

  • la Sezione 6 propone un esercizio di robustezza volto a testare la solidità delle evidenze emerse;

  • infine, la Sezione 7 reca le considerazioni conclusive.



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