Vengono definite “Buffer company” quelle società utilizzate nelle frodi fiscali complesse per “schermare” le imprese che beneficiano degli illeciti fiscali e per far sì che l’identificazione dello schema illecito divenga meno riconoscibile.
Queste imprese filtro, infatti, si interpongono tra le imprese “cartiere”, prive di una vera e propria struttura produttiva e utilizzate quasi esclusivamente a fini fraudolenti, e le imprese reali e operative, rendendo in tal modo la catena fraudolenta più lunga e articolata.
A tali sistemi fraudolenti è dedicato uno studio della Banca d’Italia contenuto nel n. 28/2025 dei Quaderni dell’antiriciclaggio di maggio, pubblicato ieri.
Si tratta di un testo in lingua inglese che si propone di evidenziare dei “red flag” e degli indicatori di anomalia, basati sui dati di bilancio o su altre caratteristiche misurabili, che aiutino gli intermediari bancari e finanziari e, più in generale, tutti i soggetti obbligati a identificare le imprese filtro. Tali strumenti, se affiancati ad altri elementi oggettivi e soggettivi di anomalia (così come delineati dall’UIF nel 2020 nel documento “Schemi rappresentativi di comportamenti anomali ai sensi dell’articolo 6 comma 7 lettera b) del DLgs. 231/2007 – Operatività connessa con illeciti fiscali”), possono supportare l’opportunità di inviare una segnalazione di operazione sospetta.
Nello studio in esame viene evidenziato che le frodi fiscali, nonostante il grave danno che portano con sé nei confronti di tutta la società, spesso non sono percepite come tali. Questa mancata percezione, unitamente al fatto che spesso non vengano identificati i sistemi fraudolenti e non vengano così applicate adeguate sanzioni, rende particolarmente appetibile per la criminalità questa forma di frode. Per questo viene sottolineata l’importanza di dedicate studi specifici agli schemi illeciti che vengono utilizzati e in particolare al riconoscimento delle tipologie di imprese che favoriscono il loro sviluppo: le Buffer company appunto.
Il campione di imprese filtro è stato costruito partendo da due fonti: le sentenze della Corte di Cassazione nel quinquennio 2018–2023 e il database delle segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio nel periodo 2013–2023. Complessivamente, sono state individuate 39 imprese filtro che hanno depositato almeno un bilancio negli anni in cui è stato accertato un comportamento illecito. L’analisi descrittiva mostra che le imprese filtro sono, in media, più grandi rispetto all’universo delle imprese italiane e risultano maggiormente concentrate nel settore del commercio all’ingrosso.
Tale campione è stato poi messo a confronto con un altro campione di controllo estratto dall’universo delle imprese italiane, selezionato in base a caratteristiche strutturali simili (dimensione, settore, età e anno di costituzione), nonché con un gruppo di imprese cartiere che era stato selezionato in un precedente studio compiuto da parte della dottrina.
Somiglianze e diversità rispetto a cartiere e imprese realmente operative
Proprio questo confronto ha fatto emergere che le imprese filtro presentano elementi sia di somiglianza che di differenza rispetto alle imprese cartiere e a quelle realmente operative: ad esempio, un basso valore aggiunto operativo (dato dalla differenza tra ricavi e acquisti, normalizzata per i ricavi), un ciclo del capitale circolante più rapido (ossia minori giorni medi di incasso crediti, pagamento debiti e giacenza scorte) e una minore incidenza del capitale circolante sui ricavi. A differenza delle cartiere, tuttavia, le imprese filtro, come quelle realmente operative, si finanziano anche attraverso il canale bancario. Inoltre, mostrano una produttività (misurata dall’indicatore ricavi per dipendente) più elevata rispetto alle altre tipologie di imprese.
Sulla base di questi risultati si è costruito un indicatore sintetico fondato su quattro variabili che contraddistinguono le imprese filtro: valore aggiunto operativo, incidenza del capitale circolante, segnalazione nella Centrale dei rischi e produttività.
Nel documento tutto questo lavoro è ben dettagliato anche tramite tabelle e grafici, oltre che supportato da riferimenti bibliografici che possono fornire spunti per ulteriori approfondimenti.
Si tratta – come detto sopra – di un uno strumento di primo livello, da utilizzare congiuntamente ad altri indicatori, per confermare o meno la presenza di un sospetto di impresa filtro e decidere se inviare una segnalazione di operazione sospetta alla UIF.
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