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L’Europa stringe sui dazi: «Accordo equo con gli Stati Uniti o reagiremo»


di
Francesca Basso

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La presidenza di turno polacca è «prudentemente ottimista». Ma in caso di mancata intesa con gli Usa scatta il piano B

Dalla nostra corrispondente
BRUXELLES – Gli accordi raggiunti dagli Stati Uniti con la Gran Bretagna e la Cina hanno spinto il sottosegretario polacco allo Sviluppo economico Michał Baranowski (Varsavia ha la presidenza di turno dell’Ue) verso un «prudente ottimismo» perché «vediamo che gli americani stanno cambiando approccio», ha detto al termine ieri del Consiglio Commercio. Le intese raggiunte sono state lette come una «de-escalation».
 
Anche il commissario Ue al Trade Maroš Šefcovic ha voluto dare un segnale positivo, ricordando che mercoledì ha avuto «un’altra chiamata costruttiva con il segretario al commercio degli Stati Uniti, Howard Lutnick» con il quale ha «concordato di intensificare il nostro impegno a livello tecnico». Šefcovic sta mantenendo «contatti regolari» con lui e con l’ambasciatore Jamieson Greer, con il quale si è scambiato messaggi di testo poco prima dell’inizio della riunione di ieri.

Cauto ottimismo

Il cauto ottimismo non deve però far abbassare la guardia. Per il ministro al Commercio svedese, Benjamin Dousa, quelli con Cina e Regno Unito «sono passi avanti molto, molto piccoli» perché i dazi di base ci sono ancora e  «se questo è ciò che aspetta l’Europa, allora gli Stati Uniti possono aspettarsi contromisure da parte nostra». Fermo ma più morbido Baranowski, per il quale «c’è molto per cui lottare. Ma dobbiamo anche proteggere gli interessi delle imprese e dei consumatori europei. Pertanto, dobbiamo prepararci a un piano B se i negoziati non dovessero raggiungere il loro pieno potenziale. Ma spero che non attueremo il piano B». L’obiettivo dell’Unione europea resta trovare una «soluzione negoziata» che porti a «un risultato equo ed equilibrato», ha detto Šefcovic . In pratica vuol dire evitare la reintroduzione dei dazi «reciproci», che per 90 giorni sono stati abbassati dagli Usa dal 20% al 10% e ridurre quelli su acciaio, alluminio e auto «Made in Ue», che sono del 25%. Una situazione di «squilibrio». 




















































La Ue guarda a nuovi mercati

Per Šefcovic ci sono aree in cui Ue e Usa possono trovare terreno comune, come la sovraccapacità produttiva, «per esempio nel settore dell’acciaio, nelle dipendenze», con riferimento alle «materie prime critiche e nelle tecnologie sensibili», come microchip e intelligenza artificiale. 

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L’Ue sta anche guardando a nuovi mercati. Il commissario ha aggiornato i ministri sui colloqui in corso con «India, Indonesia, Malaysia, Thailandia, Filippine» e sul «rinnovato interesse» per accordi con «Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, ma anche il Consiglio di Cooperazione del Golfo».

Il timore è che gli Usa intendano mantenere l’aliquota dei dazi al 10%. Il negoziato è al suo 37 giorno, ci sono tre mesi di tempo per arrivare a un compromesso. L’Ue sta studiando le contromisure. La Commissione europea sta consultando le parti interessate su un elenco di «misure di riequilibrio» che andrebbero a colpire esportazioni Usa per 95 miliardi di euro. Šefcovic ha ribadito che «nulla è automatico. Qualsiasi misura in esame ha il solo scopo di livellare il campo di gioco in caso di mancato accordo».


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