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pubblicate le agevolazioni di Smart and Start


Sulla Gazzetta Ufficiale n. 96 del 26 aprile 2025 sono state pubblicate le disposizioni che regolano la concessione delle agevolazioni della misura “Smart and Start Italia”. La misura è dedicata alle imprese italiane che realizzano progetti d’innovazione comuni con aziende francesi, finalizzati allo sviluppo e all’introduzione sul mercato di prodotti, soluzioni o applicazioni operative.

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Il riferimento è al decreto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy del 23 gennaio 2025, in attuazione del “Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata”, il cosiddetto “Trattato del Quirinale”. Le collaborazioni bilaterali permetteranno, stando al provvedimento, di sostenere la crescita e la competitività, anche sui mercati europei e internazionali, delle start-up innovative.

Smart and Start Italia: le agevolazioni

Possono beneficiare delle agevolazioni le start-up innovative italiane che stabiliscono una collaborazione con un’impresa francese in uno o più dei seguenti ambiti:

  • commerciale, finalizzata ad accedere a nuovi mercati e a espandere il business all’estero;
  • attività di ricerca e sviluppo, per rafforzare i processi di innovazione e trasferimento sul mercato dei risultati della ricerca;
  • tecnologica, per sviluppare modelli di business innovativi, internazionali e scalabili.

Le agevolazioni sono le seguenti:

  • il 40% dell’importo del finanziamento, nel caso di start-up innovative localizzate nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia;
  • il 30% del finanziamento agevolato, nel caso di start-up innovative localizzate nelle Regioni del restante territorio nazionale.

Il rientro dei cervelli

Tra gli obiettivi di Smart and Start Italia vi è anche la valorizzazione di una nuova cultura imprenditoriale legata all’economia digitale, enfatizzando i risultati della ricerca scientifica e tecnologica e incoraggiare il rientro dei “cervelli” dall’estero. Già, perché sono sempre di più gli italiani, soprattutto giovani, che decidono di far fortuna altrove e non certo in Italia. Nel corso del triennio 2022-2024, più di mezzo milione di cittadini ha infatti scelto di trasferirsi all’estero, rinunciando alla residenza nel nostro Paese. Solo nel 2024, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat, sono stati 191mila coloro che hanno lasciato l’Italia, con un +20% rispetto al 2023. Si tratta del dato più alto registrato negli anni Duemila: in generale, il segnale evidente di una fragilità demografica ormai consolidata.

La fuga dei laureati

La gran parte degli espatri riguarda giovani tra i 25 e i 34 anni, molti dei quali in possesso di un titolo di studio universitario. Nel solo decennio 2013-2022, 352mila giovani italiani di questa fascia d’età hanno trasferito la residenza all’estero, e tra questi, oltre 132mila erano laureati. I rimpatri, invece, sono stati decisamente inferiori: solo 104mila, di cui 45 mila laureati.

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Dati che impongono una seria riflessione. Urge un deciso cambio di passo del Paese in ambito innovativo, cercando di restare competitivo in uno scenario globale sempre più selettivo. Peraltro, le previsioni tracciate dall’Istat indicano che, senza interventi strutturali, “la popolazione in età attiva continuerà a calare”. Per incoraggiare il rientro e frenare la fuga di cervelli, diventa necessario agire su offerta e domanda di capitale umano.

Agevolazioni Smart and Start: le proposte per un’Italia più attrattiva

Innanzitutto, l’offerta va stimolata con incentivi a favore dei lavoratori qualificati e attraverso la semplificazione delle normative e degli iter burocratici per il rientro. Importanti anche gli incentivi per i potenziali datori di lavoro, in modo da aumentare le retribuzioni che spesso in Italia vengono giudicate eccessivamente basse. Inoltre, la domanda di capitale umano qualificato può provenire anche dalla PA e altre istituzioni pubbliche, come ministeri e università.

Rendere l’Italia più attrattiva? Bisogna lavorarci. Ecco perché tra le proposte più gettonate, rientra la semplificazione del riconoscimento dei titoli di studio esteri, proprio per favorire gli italiani laureati in università straniere, sempre più numerosi. Un riconoscimento attualmente burocraticamente complesso e incerto dalle procedure di equipollenza ed equivalenza.

Incentivi fiscali e networking

Bisogna spingere anche sugli incentivi fiscali per il rientro degli espatriati. Tra le proposte, per incentivare anche la domanda, sarebbe possibile ridurre il cuneo contributivo a carico dei datori di lavoro (e in maniera proporzionale per gli autonomi). In questo modo le imprese potrebbero catturare una quota rilevante dell’incentivo, stimolando la domanda di lavoratori provenienti dall’estero.

Sarebbe altrettanto utile sostenere lo sviluppo di reti, sia ufficiali che informali, che incentivino il contatto degli expat con il mercato del lavoro italiano. Questo potrebbe concretizzarsi con l’investimento nella creazione di network istituzionali all’estero e con la promozione del lavoro remoto dall’estero, specialmente in ambiti adatti a questo tipo di soluzione, come la consulenza e la ricerca.



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