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Perché gli Usa sbroccano sul programma Safe dell’Ue


La questione tuttora aperta sul programma Safe – uno dei pilastri del piano di riarmo Ue – è la quota del “buy european” che la Commissione propone al 65%: arriva il monito dall’amministrazione Trump circa la possibile esclusione delle aziende Usa dagli appalti. Tutti i dettagli

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L’Amministrazione Trump richiama gli alleati europei sull’iniziativa Safe lanciata dalla Commissione Ue.

Con il programma Safe (“Security and Action for Europe”), la Commissione europea punta a raccogliere fino a 150 miliardi di euro sul mercato per poi prestare i fondi agli Stati membri per investimenti nella difesa. L’operazione debito della Commissione è un elemento chiave del piano Rearm Europe ribattezzato poi “Readiness 2030”, che mira a mobilitare 800 miliardi di euro per rinforzare la difesa europea.

In particolare Bruxelles intende incentivare l’acquisto di maggiori equipaggiamenti per la difesa in Europa. La questione dibattuta intorno a Safe riguarda infatti la quota di business europeo prevista per i progetti. La Commissione ha proposto che almeno il 65% della produzione finanziata sia a beneficio di imprese Ue.

La proposta era al centro della riunione Ecofin a Bruxelles.

Nel frattempo arriva il monito da Washington: l’ambasciatore americano alla Nato ha ribadito la richiesta di aumentare la spesa militare, l’obiettivo del 5% del Pil da fissare al vertice della Nato all’Aia. Allo stesso tempo, ha messo in guardia i paesi Ue circa l’introduzione della clausola “buy european” nello strumento di prestito Safe.

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COSA PREVEDE IL PROGRAMMA SAFE

L’iniziativa Safe si inserisce nel più ampio programma Readiness 2030 annunciato dalla Commissione Europea. Secondo una dichiarazione della Commissione, prevede la raccolta di nuovi finanziamenti attraverso i “mercati dei capitali” e la loro successiva ridistribuzione agli Stati membri attraverso prestiti basati sulla domanda e sui piani nazionali per gli equipaggiamenti.

Nello specifico, Safe prevede incentivi per l’acquisto di componenti militari europei e preclude l’accesso a paesi stranieri come gli Stati Uniti e il Regno Unito. A nessuno dei due paesi è consentito partecipare agli acquisti congiunti nell’ambito di questo programma. A meno che non abbiano stipulato con l’Unione i cosiddetti accordi di partenariato per la sicurezza e la difesa, ricorda Politico.

IL MESSAGGIO DELL’AMBASCIATORE AMERICANO PRESSO LA NATO

Informando i giornalisti in vista di una riunione dei ministri degli esteri della Nato in Turchia, ieri l’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Nato Matthew Whitaker ha affermato che “il 5% è la nostra cifra. Chiediamo ai nostri alleati di investire nella loro difesa con convinzione”.

Allo stesso tempo, ha insistito sul fatto che “nel momento in cui lavoriamo insieme per rafforzare la cooperazione transatlantica sulla base industriale della difesa, le capacità dell’industria della difesa devono includere anche il trattamento equo per le imprese tecnologiche di difesa americane”.

ILMONITO USA SULLA CLAUSOLA BUY EUROPEAN DEL SAFE

Pertanto, “escludere industrie di membri non Ue dalle iniziative di difesa dell’Ue minerebbe l’interoperabilità della Nato, rallenterebbe il riarmo dell’Europa, aumenterebbe i costi e soffocherebbe l’innovazione”, ha avvertito Whitaker durante il briefing a Bruxelles.

L’ASSIST DELLA LITUANIA

E c’è già chi appoggia Washington in seno all’Ue.

Secondo il ministro delle Finanze della Lituania, l’Ue dovrebbe mantenere solidi legami di difesa con gli Stati Uniti. Anche nonostante il deterioramento delle sue relazioni con il presidente Donald Trump.

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In una recente intervista a Politico, il ministro lituano Rimantas Šadžius ha messo in guardia dal chiudere la porta alle aziende di difesa statunitensi in materia di appalti pubblici congiunti. “Abbiamo partner Nato molto importanti che sono allineati con noi sia in termini politici, sia nel garantire capacità di difesa con noi. Citiamo Norvegia, Canada e Stati Uniti”, ha affermato Šadžius.

“Gli Stati Uniti sono […] forse il membro più importante della Nato. Quindi sono stati, sono e rimarranno partner di difesa molto importanti per gli europei”, ha chiosato il ministro lituano.

COME PROCEDE LA DISCUSSIONE SU SAFE ALL’ECOFIN

Come già detto, la proposta Safe era al centro del Consiglio Economia e finanza (Ecofin).

“I negoziati stanno procedendo bene e puntiamo a concluderli il prima possibile durante la presidenza polacca. Per questo motivo, vorrei che utilizzassimo il prossimo Consiglio Ecofin per discutere su come sfruttare al meglio lo strumento Safe al fine di promuovere la produzione industriale di beni militari su larga scala in Europa”, si legge nella lettera di invito dell’Ecofin a firma dal ministro delle Finanze polacco, Andrzej Jan Domanski, della presidenza di turno del Consiglio europeo.

Sedici Stati membri “hanno già deciso di richiedere l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale proposta dalla Commissione Ue. Quindi “ciò dimostra il forte impegno della stragrande maggioranza dei nostri governi nel rafforzamento delle necessarie capacità di difesa nell’Ue”, ha ricordato la presidenza polacca del Consiglio Ue.

LA POSIZIONE ITALIANA

Infine, cauta l’Italia sullo strumento per prestiti fino a 150 miliardi originati dall’emissione di debito Ue.

“Accogliamo con favore la proposta Safe della Commissione per il rafforzamento dell’industria europea della difesa e sosteniamo il piano per un rapido accesso allo strumento con procedure e condizioni chiare” ha dichiarato il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, durante il suo intervento all’Ecofin a Bruxelles.

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Tuttavia, la richiesta di prestiti tramite tale strumento dovrebbe essere valutata attentamente considerando l’impatto sulle finanze pubbliche” ha precisato il titolare del Mef.

“Per questo motivo sosteniamo l’esplorazione di ulteriori opzioni, tra cui l’utilizzo di fondi del settore privato e la possibilita’ di estendere il dispositivo per la ripresa e la resilienza oltre il 2026, per aumentare il margine di bilancio a disposizione degli Stati membri per rispondere all’esigenza di aumentare la spesa per la difesa” ha concluso Giorgetti.



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