Un’importante nomina segna un nuovo capitolo per il settore culturale e creativo italiano: alla guida di Confindustria Cultura Italia è stato designato Luigi Abete come nuovo presidente. La scelta è avvenuta in un momento di passaggio significativo e mira a rafforzare ulteriormente il ruolo strategico del comparto nella crescita economica nazionale. Il nuovo assetto dirigenziale è stato definito nel corso della riunione del Consiglio generale e annuncia una visione programmatica fondata su quattro linee di sviluppo con l’obiettivo di valorizzare la cultura come motore produttivo e occupazionale.
Luigi Abete alla guida di Confindustria Cultura Italia per il prossimo triennio
Durante l’ultima riunione del Consiglio generale, tenutasi martedì 12 maggio 2025, Luigi Abete è stato eletto presidente di Confindustria Cultura Italia. La federazione rappresenta, attraverso le sue associazioni aderenti al sistema Confindustria, le imprese italiane che operano nei settori culturali e creativi. Insieme alla nomina del nuovo presidente è stato ufficializzato anche l’incarico di direttrice della Federazione, affidato a Nicoletta Righi, esponente dell’Associazione Italiana Editori (AIE).
Abete, che ha lasciato pochi giorni fa la presidenza dell’Associazione Imprese Culturali e Creative (AICC),succede a Innocenzo Cipolletta e Fabio Del Giudice, ai quali ha rivolto un ringraziamento per il lavoro svolto negli anni precedenti. Nel suo discorso di insediamento, ha sottolineato l’importanza della federazione come leva strategica per lo sviluppo dell’industria culturale nazionale ribadendo l’impegno a proseguire con determinazione lungo un percorso di consolidamento e crescita del comparto. Oltre al nuovo incarico, Luigi Abete continua a ricoprire il ruolo di consigliere nel Consiglio generale e nel Consiglio direttivo di Confindustria, e siede nel Consiglio di amministrazione dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani.
Un settore economico in crescita: numeri e potenzialità
Confindustria Cultura Italia rappresenta un insieme di realtà produttive che, secondo i dati del Centro Studi di Confindustria, generano un valore aggiunto pari a quasi 35 miliardi di euro, corrispondenti al 2,2% del prodotto interno lordo nazionale. Il comparto culturale e creativo contribuisce inoltre all’occupazione con circa 690mila addetti, che rappresentano il 2,7% del totale dei lavoratori in Italia.
La federazione raccoglie al suo interno associazioni di riferimento come AICC, AIE, ANICA, APA, FIMI, PMI e UNIVIDEO, confermandosi un interlocutore per le istituzioni nel definire politiche di sviluppo mirate. La missione condivisa è quella di rafforzare la percezione della cultura come bene strategico da sostenere, produrre e promuovere attraverso una logica industriale e produttiva. Nel quadro economico nazionale il sistema culturale rappresenta dunque un pilastro significativo, sia per la capacità di generare valore che per l’impatto sull’occupazione.
Obiettivi strategici e linee d’azione per il futuro
La visione tracciata da Luigi Abete per il triennio a venire si articola in quattro direttrici operative. In primo luogo, verranno promosse politiche industriali specifiche per potenziare il valore del settore culturale. In secondo luogo, sarà incentivato il recupero degli attrattori culturali diffusi, trasformandoli in poli attrattivi per l’intrattenimento culturale.
La terza direttrice riguarda la tutela e valorizzazione del diritto d’autore, considerato un elemento imprescindibile per garantire una giusta remunerazione ai professionisti che operano nell’ambito delle industrie culturali. Infine, particolare attenzione verrà dedicata alla formazione e all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro culturale attraverso percorsi che avvicinino le nuove generazioni alle imprese e ne favoriscano la preparazione.
L’obiettivo, esplicitato dallo stesso Abete, è quello di rafforzare l’intero ecosistema culturale italiano, promuovendo una maggiore consapevolezza del suo ruolo centrale nello sviluppo del Paese. Le azioni future si concentreranno dunque sul potenziamento strutturale e sull’integrazione tra cultura, economia e formazione.
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