Roma, 14 maggio 2025 – Ammonta a poco meno di 40 miliardi di euro il costo dell’illegalità subita nel 2024 dalle imprese del commercio e dei pubblici esercizi. Un’illegalità che ha messo a rischio 276mila posti di lavoro regolari.
In dettaglio, l’abusivismo commerciale costa 10,3 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 7,4 miliardi, la contraffazione per 5,1 miliardi, il taccheggio per 5,4 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 7,1 miliardi, mentre i costi per la cyber criminalità a 3,9 miliardi di euro.
A stimare l’impatto della criminalità sul settore è una ricerca realizzata da Confcommercio-Format Research in occasione della Giornata della legalità. “I reati sono anche un costo irragionevole per la nostra economia e una zavorra alla sua potenzialità di crescita – avvisa il Presidente della Confederazione, Carlo Sangalli – La consapevolezza è il primo passo per il cambiamento, in tema di legalità e di sicurezza. Riteniamo poi di grande importanza anche il sostegno alle imprese nei maggiori investimenti che stanno affrontando per prevenire i rischi, dotandosi, ad esempio, di sistemi di video sorveglianza”. Non solo. “L’82,9% delle imprese del terziario – incalza – che abbiamo intervistato hanno investito negli ultimi anni in misure per la sicurezza che danno buoni risultati, e rappresentano un aiuto anche alle forze dell’ordine, perché non dimentichiamo che una delle parole chiave di questa giornata – e in generale del nostro impegno sulla legalità – è proprio ‘collaborazione’ con le istituzioni e le forze dell’ordine”. Il 30% delle imprese del terziario di mercato percepisce, dunque, un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2024. Ma vediamo nello specifico, voce per voce, i numeri dell’illegalità.
I furti sono il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 28%, +4,5 punti percentuali rispetto al 2023), seguiti da atti di vandalismo e spaccate (25,4%, +4,3 punti sul 2023) e dalle rapine (25,3%, +6,4 punti in confronto al 2023). L’usura, che negli ultimi anni è stato il crimine segnalato più in crescita, scende al 20,6% (-3,8 punti sul 2023). Quasi un imprenditore su tre (31,3%) teme che la propria impresa possa essere esposta al rischio di fenomeni criminali quali furti, rapine, atti vandalici e spaccate, aggressioni, etc. I furti sono il crimine che preoccupa maggiormente gli imprenditori in termini di sicurezza personale, dei propri collaboratori e della propria impresa (33,2%). Il 21,3% degli imprenditori dichiara di aver riscontrato episodi criminali legati alla presenza delle baby gang nella zona di operatività dell’impresa e di questi quasi la metà (48%) è preoccupato per la propria attività. Tre imprenditori su dieci temono il fenomeno della mala movida, soprattutto per il degrado urbano (49,5%) e per atti di vandalismo e danneggiamenti alle strutture (45,8%). Il 27,7% degli imprenditori ha avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività e il 25,8% teme il rischio di esposizione a questi fenomeni. Di fronte a questi crimini il 63,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, il 50,5% si rivolgerebbe alle associazioni di categoria e alle organizzazioni antiusura, il 22,1% dichiara che non saprebbe cosa fare. Il 60,1% delle imprese del terziario si ritiene penalizzato dall’abusivismo e dalla contraffazione per via soprattutto della concorrenza sleale (50,1%) e della riduzione dei ricavi (23,1%). Più di otto imprese su dieci (82,9%) hanno investito negli ultimi anni in misure per la sicurezza, soprattutto in sistemi di videosorveglianza (64,3%) e di allarmi antifurto (53,4%).
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