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Memoria Cgil su Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale (C. 2316 Governo)


Il 6 maggio si è tenuta l’audizione nell’ambito dell’esame del disegno di legge, approvato dal Senato, recante “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale” (C. 2316 Governo) presso le Commissioni riunite IX e X – Camera dei deputati.

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Per la CGIL hanno partecipato Alessio De Luca, Responsabile Politiche dell’innovazione digitale e Ufficio 4.0, e Domenico D’Ercole, Responsabile Politiche e Sistema dei Trasporti.

Di seguito riportiamo il testo della memoria predisposta per l’occasione con il contributo delle diverse Aree del Centro confederale.


Audizione
presso le Commissioni riunite IX e X – Camera dei deputati nell’ambito dell’esame del disegno di legge, approvato dal Senato, recante “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale”
(C. 2316 Governo)
(6 maggio 2025)

Il Disegno di Legge coglie elementi ed esigenze della regolazione dell’intelligenza artificiale, e predispone parte della normativa nazionale al recepimento del Regolamento europeo A.I. ACT.
Troviamo però inopportuno un disegno di legge con una delega così estesa al Governo.
Il ddl interviene regolando aspetti delicati di una tecnologia che, a detta di tutta la comunità scientifica, produrrà un cambiamento profondo dal punto di vista sociale, produttivo, lavorativo ed economico.
Inoltre, sempre sulla decretazione, ci preoccupano i termini di attuazione dei provvedimenti. Ricordiamo infatti che il Regolamento Ue: Ai Act, nella parte ritenuta di maggiore urgenza è già in attuazione a partire dal 2 febbraio 2025. Per la sua applicazione è necessario che vi sia la piena funzionalità dell’Autorità Indipendente individuata nel regolamento stesso.
Questione che può essere estesa all’azione delle parti sociali, soggetti che devono essere parte “negoziale” per la tutela individuale e collettiva dei lavoratori.
La CGIL partecipa, a diversi livelli, a discussioni, approfondimenti e audizioni presso le Commissioni Parlamentari e a studi realizzati da gruppi di lavoro presso il CNEL, solo per parlare di realtà istituzionali.
Sarebbe stato opportuno, in alternativa all’uso della delega al Governo, assumere gli elementi sostanziali del dibattito democratico nel Paese (parti sociali, istituzioni politiche, università, autorità indipendenti, enti di ricerca), per definire una regolamentazione adeguata.
Rispetto alle politiche industriali e allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, visto l’attuale quadro nazionale, comunitario e internazionale, ribadiamo l’esigenza più volte espressa di costruire politiche industriali pubbliche, o almeno, ad indirizzo pubblico per determinare una maggiore capacità di risposta agli evidenti squilibri globali nella “produzione” di intelligenza artificiale.
Continuiamo, quindi, a ritenere sbagliate le iniziative di privatizzazione e cessione a fondi esteri di grandi imprese pubbliche o ex pubbliche che, proprio in campo tecnologico, potrebbero essere soggetti predisposti a collaborare e creare start up con enti di ricerca ed università.

Agli iniziali investimenti europei, i 4 mld di euro, previsti per lo sviluppo dell’I.A. europea, si dovrebbero aggiungere ulteriori 20 mld annunciati dalla Presidente Von der Leyen per il sistema produttivo europeo.
Stanziamenti che, guardando all’impegno straordinario delle big tech e della Cina, risulterebbero comunque inadeguati a recuperare un divario tecnologico già oggi estremamente rilevante.
È indispensabile avviare politiche industriali comunitarie, in un quadro di collaborazione tra Stati e imprese pubbliche e private. Il persistere della concorrenza tra grandi imprese europee rischia di lasciare il mercato inalterato nel suo sviluppo a trazione USA e Cina.
Non ci sembrano, a livello nazionale, sufficienti i fondi predisposti sia dal Governo che da CDP, oltretutto con una modalità che continua a premiare grandi imprese, spesso multinazionali non UE.
Così come la scelta da parte del Governo e dei singoli Ministeri di sottoscrivere accordi con le big tech per strumenti di I.A. per la fornitura di servizi ai cittadini e alle pubbliche amministrazioni, la formazione e le infrastrutture, tutte attività configurabili come servizi pubblici essenziali.
L’esperienza di Industria 4.0, inoltre, evidenzia che il finanziamento generico, senza condizionalità, alle imprese private non determina effetti occupazionali rilevanti a fronte di ingenti risorse pubbliche investite.

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Il modello di governance e di sviluppo dell’intelligenza artificiale predisposto dal Dipartimento della trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, con approvazione del Comitato interministeriale per la transizione digitale e avvalendosi di agenzie come AgID (Agenzia per l’Italia digitale) e ANC (Agenzia Nazionale sulla Cybersicurezza) non ci sembra adeguato.
Come per ogni processo complesso che prefigura una trasformazione profonda, diventa essenziale individuare una Governance autorevole e funzionale a indirizzare politiche ed a regolare il fenomeno con una chiara attenzione ai diritti delle persone e dei lavoratori.
Sulla questione torneremo parlando dell’istituzione dell’Autorità nazionale per l’intelligenza artificiale.

→ Leggi la memoria completa 



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