La Banca Centrale Europea si prepara a ridurre nuovamente i tassi di interesse nel 2025, dopo mesi di segnali favorevoli sul fronte inflazione. Le proiezioni aggiornate della Bce, insieme ai commenti di membri del Consiglio direttivo come Gediminas Simkus (Lituania) e Olli Rehn (Finlandia), indicano l’ipotesi concreta di un nuovo taglio già a partire da giugno.
L’obiettivo resta quello di riportare l’inflazione verso il target del 2%, mentre si rafforza il quadro di un rallentamento economico legato anche all’impatto dei dazi Usa. Ecco cosa potrebbe cambiare per mutui, risparmio e investimenti.
Bce pronta a tagliare i tassi: cosa succede da giugno 2025
Secondo Bloomberg, nel 2025 la Bce potrebbe pestare sull’acceleratore dei tagli. Dopo sette riduzioni consecutive già messe a segno, nuovi interventi sono attesi a giugno e a settembre. Il tasso sui depositi, attualmente al 2,25% dopo l’ultima limatura di aprile, potrebbe scendere fino all’1,75%. Secondo gli economisti consultati, la discesa potrebbe proseguire fino a raggiungere l’1,5% entro la fine dell’anno, salvo poi risalire al 2% solo nel 2027.
Inflazione in calo e dazi Usa: ecco perché la Bce cambia rotta
Il principale motivo dietro i futuri tagli è il forte rallentamento dell’inflazione nell’Eurozona. I prezzi al consumo stanno convergendo verso il target: a marzo 2025 l’inflazione annua è scesa al 2,2% (dal 2,3% di febbraio), con un raffreddamento evidente anche nella componente di fondo al netto di energia e alimentari. La stessa Bce ha confermato che il processo disinflazionistico è “ben avviato”.
Un secondo fattore è la forza dell’euro. Negli ultimi mesi l’euro si è apprezzato sul dollaro. Questo cambio forte rende più convenienti le importazioni e aiuta a contenere l’inflazione, ma può frenare la competitività delle esportazioni europee.
In parallelo, la guerra commerciale avviata dai dazi di Donald Trump sta producendo effetti disinflazionistici in Europa. Bloomberg evidenzia che l’introduzione di dazi Usa più elevati tende a ridurre le prospettive di inflazione nell’Eurozona.
Tassi in discesa: mutui variabili più leggeri da subito
Tra i primi beneficiari di una politica monetaria più accomodante ci sono i titolari di mutui a tasso variabile. Un taglio dei tassi si traduce infatti in rate più leggere per i mutuatari indicizzati: secondo i calcoli del Codacons, una riduzione di 0,25 punti percentuali comporta un risparmio sulla rata mensile tra i 13 e i 30 euro. Per un finanziamento medio (ad esempio 125.000 € su 25 anni) si stima un alleggerimento di circa 17 euro al mese, pari a oltre 200 € all’anno.
Cosa cambia per chi ha un mutuo fisso o vuole surrogare
La situazione è più complessa per i mutui a tasso fisso. Questi finanziamenti, legati ai tassi di mercato a lungo termine (come l’indice Irs), hanno risentito delle recenti turbolenze internazionali. Negli ultimi mesi alcuni istituti hanno addirittura aumentato leggermente i tassi fissi offerti ai nuovi clienti. Chi deve accendere un mutuo oggi si trova quindi davanti a un bivio. In ogni caso, l’allentamento monetario dovrebbe mantenere contenuti i costi di finanziamento per famiglie e imprese.
Conti deposito: ultimi mesi per bloccare rendimenti al 4%
Se da un lato i debitori beneficiano di rate più basse, dall’altro i risparmiatori potrebbero vedere ridotti i propri guadagni sui depositi. Negli scorsi mesi, con i tassi ai massimi, molte banche hanno offerto interessi generosi: non sono mancati conti deposito vincolati a 12 mesi con tassi fino al 4% lordo annuo.
Risparmiatori avvisati: con i tassi giù calano anche gli interessi
Chi oggi dispone di liquidità parcheggiata sul conto dovrà accontentarsi di un interesse più basso sul proprio risparmio. Alcuni dei migliori conti deposito disponibili a inizio 2025 offrono attualmente attorno al 3-3,5% lordo su vincoli a 12-24 mesi, percentuali destinate a diminuire se i tassi Bce continueranno a scendere. Per i piccoli risparmiatori questo significa che i rendimenti reali resteranno modesti.
Investimenti e mercati: chi guadagna e chi perde con la Bce più “dovish”
Le decisioni della Bce sui tassi hanno ripercussioni immediate anche sui mercati finanziari e sul comportamento degli investitori. Un taglio dei tassi tende a far salire i prezzi delle obbligazioni esistenti. Per le Borse, tassi più bassi tendono a favorire le azioni. Tuttavia, in questa fase, prevalgono le preoccupazioni per la congiuntura: il recente taglio dei tassi era atteso e le Borse europee hanno reagito con prudenza. Gli investitori bilanciano il supporto dei tassi con le incognite geopolitiche, in un 2025 che si preannuncia di transizione per l’economia europea.
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