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Energia ed ETS. Subito misure concrete per rilanciare l’industria ceramica


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Si è tenuto questa mattina al Teatro Carani di Sassuolo, alla presenza di oltre 300 partecipanti, il convegno dal titolo “L’industria ceramica italiana: il problema dell’energia”, organizzato congiuntamente da Confindustria Ceramica e dall’Università di Modena e Reggio Emilia, nell’ambito delle celebrazioni per l’850° anniversario dalla fondazione dell’ateneo. L’incontro ha affrontato uno dei nodi più urgenti per il distretto ceramico: l’impatto crescente dei costi energetici e del sistema ETS europeo sulla competitività delle imprese, con i conseguenti rischi per l’occupazione e il benessere dell’economia territoriale.

Dopo i saluti iniziali di Carlo Adolfo Porro Magnifico Rettore di UNIMORE, del Sindaco di Sassuolo Matteo Mesini, del Presidente di Confindustria Ceramica Augusto Ciarrocchi e del Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin che ha inviato un videomessaggio, ha preso la parola Gianluca Marchi, Prorettore Vicario di UNIMORE, il quale ha delineato l’importanza ed il rilevo della ceramica sul territorio, ma anche i fattori di criticità.
L’industria delle piastrelle di ceramica del distretto emiliano esprime un valore aggiunto dell’11,6% ed una occupazione pari al 7,5% rispetto al settore manifatturiero delle provincie di Modena e Reggio, valori molto superiori sia rispetto alla media della Regione che a quella nazionale. I volumi produttivi nel distretto di Sassuolo, pari all’85,5% nel 2023, sono stati possibili grazie agli 14.350 addetti diretti e ad investimenti che hanno sempre sostenuto l’innovazione di prodotto e tecnologica. L’intera filiera della ceramica italiana, che occupa circa 40.000 addetti e che evidenzia una strettissima interconnessione tra tutti gli anelli che la compongono, mostra anche una elevata capitalizzazione di tutte le sue componenti. Dal 2024 si assiste ad una flessione degli investimenti: un campanello d’allarme che è suonato proprio in concomitanza con l’aumento dei costi per l’acquisto delle quote ETS per le imprese ceramiche.

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ha focalizzato il suo intervento sulle distorsioni dei meccanismi europei ETS e CBAM, il primo influenzato dalla speculazione finanziaria e il secondo introdotto per risolvere i problemi del prima, ma ancora inefficace. Il sistema ETS adottato dall’Europa, continente responsabile solo del 6% delle emissioni globali, impone obiettivi ambiziosi senza considerare le reali fattibilità tecnologiche delle alternative per i settori interessati, penalizzando industrie strategiche come quella ceramica che rappresenta l’1,9% delle emissioni italiane. Già oggi il sistema impone al settore extra costi per circa 120 milioni di euro all’anno, ma la situazione si aggraverà generando nuovi oneri per imprese già penalizzate dai crescenti costi energetici. Per salvaguardare la competitività del settore bisogna sospendere la riduzione delle quote gratuite, definire un meccanismo di protezione dell’export, attivazione subito la compensazione dei costi ETS indiretti già prevista per altri comparti. Tabarelli ha anche evidenziato come sia indispensabile aumentare l’offerta di gas nazionale e denunciato anche gli squilibri nel prezzo del gas rispetto ai principali competitor UE ed extra UE.

Nella prima tavola rotonda, moderata dalla giornalista Ilaria Vesentini, l’europarlamentare Stefano Cavedagna ha ricordato come a livello europeo ci si trovi spesso di fronte a politiche green fortemente condizionate da posizioni ideologiche. Sia sul tema dei dazi sull’import di piastrelle indiane (“il 6% di dazio non ha sortito alcun effetto”), sia sul tema dell’ETS (“sarebbe bene sapere dove vengono reinvestite le risorse frutto degli extra costi che sostengono le imprese”) l’europarlamentare ha rimarcato il fatto che i paesi europei produttori di servizi e non manifatturieri spingono per obiettivi di sostenibilità con risultati non raggiungibili, concludendo sulla necessità di sistemi di compensazione indispensabili per mantenere in Europa la manifattura.

L’europarlamentare Giorgio Gori, relatore della Risoluzione sulle industrie ad alta intensità energetica, ha ricordato che per il mercato del gas sono stati richiesti alla Commissione interventi quali gli acquisti aggregati di gas con contratti stabili e trasparenti e la richiesta di rivedere il ruolo della riserva stabilizzatrice del mercato che invece ad oggi è un fattore di moltiplicazione del prezzo. “Il settore pubblico vale il 14% del pil europeo e può far da traino per valorizzare gli investimenti delle aziende sul mercato – ha sottolineato Gori – e che in Italia le risorse extra non vengono reindirizzate sulle imprese come avviene in Germania, dove sono stati stanziati 50 miliardi di euro di fondi pubblici per il differenziale dei costi energetici delle imprese”.

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L’europarlamentare Massimiliano Salini ha ribadito la necessità di aggiustamento dei meccanismi di compensazione dei costi indiretti dell’ETS, compreso il CBAM che al momento esclude il settore ceramico. “Il sistema ETS ha già danneggiato la ceramica, come evidenzia il rallentamento degli investimenti negli ultimi anni, andrà mantenuto nelle suo finalità ma riformato in profondità. Questa Europa non può più permettersi l’ETS se vuole mantenere una produzione industriale competitiva e sostenibile, pena la delocalizzazione delle imprese e la perdita dei posti di lavoro”.

Nella seconda tavola rotonda, il vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Vincenzo Colla ha ricordato gli interventi introdotti a sostegno delle imprese e dell’economia regionale, quali la sperimentazione sui mini-reattori nucleari, lo stoccaggio di gas naturale di Minerbio e il rigassificatore di Ravenna. “Vedo un grande rischio di degrado geovaloriale – ha sottolineato Colla – che mette in discussione la libertà di impresa. Nel sistema ETS andrebbe eliminata la speculazione finanziaria e sul decreto concessioni idroelettrico è necessario mettere a disposizione un basket finanziario per gli energivori, destinando loro quota parte dell’energia prodotta”.

“I costi dell’energia rischiano di ammazzare le imprese – dichiara Antonio Gozzi, Special Advisor di Confindustria – Il caso della ceramica è emblematico: un settore di eccellenza dell’industria italiana penalizzato da cervellotiche norme europee, che lo escludono dalle compensazioni previste dal sistema ETS. Dopo 23 anni, questo meccanismo necessita di una revisione profonda e pone il tema della legittimazione dell’apparato burocratico europeo, che continua a danneggiare la competitività della propria industria senza una reale analisi costi-benefici dell’iper-regolamentazione dell’Ue. Il convegno è stato un’occasione per confrontarsi con diversi parlamentari europei e amministratori locali, e va in particolare sottolineata la dichiarazione di Vincenzo Colla, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna con delega a Sviluppo economico e green economy, che ha sostenuto la decisione della Regione di riservare quota parte dell’idroelettrico — di cui le concessioni devono da tempo essere rinnovate — alle imprese energivore. È un esempio concreto di politica industriale responsabile, che andrebbe replicato su scala nazionale.”

Franco Manfredini presidente della Commissione Energia di Confindustria Ceramica, ha sottolineato come “l’energia sia il problema” per l’industria italiana, tanto di più per il settore ceramico che ha una incidenza degli stessi pari ad 1/3 dei costi industriali delle imprese. Un valore assoluto elevato, ma che diventa ancor più pesante laddove si consideri il differenziale di prezzo rispetto a quello pagato dai nostri concorrenti, non solo extra europei. L’ETS è un meccanismo pensato per orientare l’economia verso la decarbonizzazione, che prevede anche clausole di salvaguardia nel caso se ne comprometta la sopravvivenza. “Sull’ETS non possiamo più aspettare: sono necessarie deroghe per quei settori, come quello ceramico, che hanno già investito sulle migliori tecnologie disponibili”.

Ha concluso i lavori il viceministro alle imprese e made in Italy Valentino Valentini ha ricordato come l’Italia sia il secondo Paese manifatturiero europeo, ma non sia il secondo Paese produttore di energia in Europa. “Lo scenario degli ultimi tre anni ci ha costretto a modificare il mix di approvvigionamento energetico: l’approccio al green deal è corretto; tuttavia, le scadenze e i percorsi sono da rivedere. La ceramica è un settore indispensabile per il Made in Italy e va tutelato, ad esempio destinando quote di energy release, nell’attesa di riforme strutturali dei meccanismi europei”.

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