(di Fabiana Luca)
Meno ispezioni e obblighi verdi,
più aiuti contro gli effetti drammatici del cambiamento
climatico. In vista della proposta sulla futura Politica
agricola comune, attesa a luglio, Bruxelles ha aperto il nuovo
cantiere di riforma di quella attuale per tagliare anche gli
ultimi oneri burocratici rimasti in capo agli agricoltori e
garantire maggiore flessibilità ai governi nella gestione dei
fondi agricoli, che rappresentano oltre un terzo del bilancio
comunitario. Un pacchetto di semplificazione – la cui adozione è
prevista per mercoledì – che arriva dopo il ridimensionamento
delle norme green della Pac già attuato lo scorso anno
dall’esecutivo di Ursula von der Leyen in risposta alle violente
proteste dei trattori. L’ulteriore sforbiciata, secondo le stime
Ue, porterà a una riduzione del carico amministrativo per gli
agricoltori per 1,5 miliardi di euro all’anno.
Nel testo, Bruxelles propone di ampliare la flessibilità per
le cosiddette buone condizioni agronomiche e ambientali (in
gergo ‘Bcaa’), ovvero gli standard di base che gli agricoltori
devono rispettare per ricevere i sussidi. Viene poi ripensato
per la prima volta il sistema di aiuti per chi è colpito dagli
eventi climatici estremi – dalle alluvioni alla siccità -, dando
ai governi la possibilità di includere sussidi complementari di
crisi sotto forma di un aumento del sostegno diretto al reddito.
La Commissione punta poi sui regimi forfettari nazionali per
sostenere i piccoli agricoltori e le imprese, proponendo aiuti
fino a 50mila euro per favorire lo sviluppo delle piccole
aziende agricole e innalzando fino a un massimo di 2.500 euro il
tetto per ciascun agricoltore. Tra le altre novità, i Paesi
saranno chiamati a notificare soltanto le modifiche
“strategiche” ai loro piani agricoli.
“La voce degli agricoltori è stata ascoltata forte e chiara”,
ha scandito il commissario Ue Christophe Hansen, dalla cornice
della Grande Abbaye de la Ramée, nella cittadina belga di
Jodoigne, dove si è svolto il Global food forum promosso da Farm
Europe. Un’occasione per discutere del rilancio del comparto e
in particolare del futuro della Pac. Come anche, seppur a
livello informale, dell’ipotesi – che sembra ormai aver preso
piede a Palazzo Berlaymont – di accorpare i fondi Pac agli altri
programmi nel prossimo bilancio Ue a lungo termine. “E’
fondamentale mantenere una netta distinzione tra i fondi di
coesione e la politica agricola comune”, ha tuttavia subito
ammonito il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini,
accogliendo invece le misure di semplificazione come “un primo
passo” per riavvicinare agricoltori e istituzioni. La
preoccupazione per il fondo unico si è fatta sentire fino a
Roma, dove il presidente di Confagricoltura e della Copa,
Massiliano Giansanti, ha annunciato a partire dal 20 maggio
l’avvio di “una serie di iniziative a livello Ue per manifestare
tutto il disappunto” del comparto “rispetto a questa proposta”.
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