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Acqua San Martino, crisi e una speranza di rilancio


Accordo per salvaguardare i posti di lavoro e l’acqua San Martino tornerà presto nei supermercati. I lavoratori dopo il fallimento: «Non può finire tutto nel silenzio»

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La storica azienda San Martino, produttrice di acqua minerale, sta attraversando una fase critica. Dopo il fallimento e la conseguente liquidazione giudiziale, i suoi circa 20 lavoratori si trovano in una situazione di grande incertezza. Tuttavia, negli ultimi giorni sono emersi segnali di speranza per il futuro dell’impresa e dei suoi dipendenti. Ieri mattina nel Palazzo della Provincia di Sassari, l’assessora del Lavoro, Desirè Manca, e l’Ammistratore straordinario della Città metropolitana di Sassari, Gavino Arru, hanno siglato un accordo con i sindacati per la salvaguardia della storica azienda San Martino Srl, attualmente in stato di crisi.

La crisi e la liquidazione giudiziale

L’azienda ha visto la sua produzione fermarsi il 6 aprile 2025. Il Tribunale di Sassari ha respinto la proposta di concordato preventivo, avviando le procedure per la liquidazione giudiziale e nominando un curatore fallimentare. La data del 16 luglio 2025 è stata fissata per l’esame dello stato passivo, un passaggio cruciale per determinare il futuro dell’azienda.

Nel frattempo, i lavoratori non percepiscono lo stipendio da marzo e il loro futuro è incerto. La Regione Sardegna ha promesso di attivare la cassa integrazione e un fondo di solidarietà per le imprese in crisi, cercando di garantire un minimo di sicurezza economica ai dipendenti.


“Abbiamo avuto un incontro con i lavoratori e tutte le rappresentanze sindacali per assicurare la piena volontà della Città metropolitana e della Regione Sardegna di intervenire affinché, a breve, la San Martino possa riprendere sia la vendita del prodotto già in giacenza sia l’attività produttiva. Per noi è di fondamentale importanza assicurare il rilancio dell’azienda e darle ulteriore vita produttiva. L’acqua minerale San Martino è un asset fondamentale per il territorio e rappresenta un prestigioso biglietto da visita che esportiamo nel mondo” – hanno dichiarato l’assessora del Lavoro, Desirè Manca, e dell’Amministratore della Città metropolitana di Sassari, Gavino Arru, che stamane negli Uffici della Provincia di Sassari hanno incontrato i lavoratori dell’azienda e le rappresentanze sindacali.

La vendita delle giacenze e la possibile ripresa della produzione

Uno degli sviluppi più positivi riguarda la vendita delle giacenze di acqua presenti nei magazzini. Dopo aver risolto alcuni problemi burocratici, il giudice fallimentare ha autorizzato la vendita di circa 900 pedane di acqua minerale, permettendo così di generare liquidità per l’azienda. Inoltre, si sta lavorando per riprendere la produzione, con alcuni dipendenti che potrebbero essere richiamati a breve.

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L’impegno delle istituzioni

Le autorità locali stanno cercando soluzioni per garantire la continuità dell’attività e la tutela dei lavoratori. L’Assessora regionale al Lavoro, Desirè Manca, ha dichiarato che la Regione è pronta a intervenire per salvaguardare i posti di lavoro e rilanciare l’azienda. Anche il Curatore fallimentare e l’Amministratore straordinario della Città Metropolitana di Sassari, Gavino Arru, hanno espresso la volontà di trovare soluzioni per il futuro dell’impresa.

Il valore dell’azienda per il territorio

San Martino non è solo un marchio storico, ma rappresenta un patrimonio economico e sociale per la Sardegna. La sua chiusura definitiva sarebbe una grave perdita per il territorio, non solo in termini occupazionali, ma anche per l’identità locale. Per questo motivo, le istituzioni stanno cercando di trovare una soluzione che permetta di rilanciare la produzione e garantire un futuro ai lavoratori.

Conclusioni

La vertenza dell’acqua San Martino è ancora aperta, ma ci sono segnali di speranza. La vendita delle giacenze, la possibile ripresa della produzione e l’impegno delle istituzioni potrebbero rappresentare un punto di svolta per l’azienda e i suoi dipendenti. Il prossimo passo sarà l’esame dello stato passivo a luglio, che potrebbe determinare il futuro dell’impresa. Nel frattempo, i lavoratori e le autorità continuano a lottare per salvare un pezzo importante dell’economia sarda.



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