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Sanità privata, i trentini spendono 800 euro all’anno


I trentini spendono di tasca propria, a testa, quasi 800 euro l’anno tra prestazioni sanitarie private e spese per medicinali. Per l’esattezza si parla di 795 euro a persona, 603 al netto dei farmaci. Un dato al top in Italia, inferiore rispetto agli 826 euro pro capite dell’Alto Adige e ai 937 della Lombardia, ma di poco superiore ai 790 del Veneto. A rivelarlo è l’analisi condotta dall’ufficio studi di Sanifonds (dati raccolti da Agenzia delle Entrate, Università Bocconi e altri enti), il fondo della sanità integrativa provinciale, cui aderiscono circa 86mila cittadini, principalmente dipendenti pubblici, ma anche afferenti al terzo settore e a quello dei metalmeccanici. E rispetto agli altri territori, proprio la sanità integrativa consente un recupero importante, che arriva al 51% della spesa out of pocket (di tasca propria, appunto) tra rimborsi Sanifonds e detrazione fiscale (13%).Dell’importanza dei fondi sanitari integrativi si discuterà al Festival dell’Economia, con un panel dedicato a Palazzo Benvenuti il 24 maggio (ore 12). Presenti ospiti come il guru della previdenza Alberto Brambilla (presidente Itinerari Previdenziali) e dell’assessore alla salute Mario Tonina, modererà l’evento il direttore generale di Sanifonds, Alessio Scopa. A parlarne in anteprima con il T è il presidente del fondo, Walter Alotti.
Presidente, quanto pesa oggi la spesa sanitaria privata sulle tasche dei cittadini?
«Partiamo da un dato nazionale, In Italia rispetto agli altri paesi europei c’è una spesa di tasca propria più alta, che arriva al 23% del totale della spesa sanitaria, contro il 7% della Francia e il 13% della Germania, siamo anche al di sopra degli Stati Uniti, che hanno però una copertura molto alta data dalle assicurazioni private. Ed è qui che si può intervenire per ridurre questo dato puntando sulla sanità integrativa mutualistica».
In Trentino qual è la situazione?
«In Trentino la copertura delle spese sanitarie da fondi è 20 punti sopra la media nazionale: il 43% dei contribuenti sono coperti da mutue e fondi. Solo il 21% degli aventi diritto, però utilizza questi fondi, il 16% in meno rispetto al resto d’Italia. Questo per difficoltà nel ricevere le prestazioni».
E per quanto riguarda Sanifonds?
«Con Sanifonds, il discorso cambia, perché il 44% degli iscritti riesce ad utilizzare effettivamente il fondo e in questo caso siamo 7 punti sopra la media di utilizzo in Italia. Questo per tre motivi, c’è un piano sanitario tarato sui bisogni dei trentini, non c’è nessun vincolo dato da convenzioni e c’è una facilità di accesso alle informazioni, tramite il contact center locale».
Quanti sono gli iscritti a Sanifonds?
«Circa 86mila, di cui 40 mila dipendenti pubblici ma anche tanti metalmeccanici, artigiani, dato che il fondo Sia3 è stato assorbito da Sanifonds e lavoratori di altre aziende che hanno deciso di passare sul fondo».
E che rimborsi ricevono?
«La spesa sanitaria privata in Trentino arriva 795 euro l’ anno compresi medicinali, 603 al netto delle medicine. Di questa somma gli iscritti riescono recuperare il 51%, il 38 da Sanifonds e il restante 13 come detrazione fiscale. Parliamo di un rimborso medio di 203 euro per associato su quei 603 euro, a fronte di una contribuzione di 128 euro da parte del datore di lavoro. Se lo stesso importo venisse erogato in busta paga passerebbe da 203 euro a 67, il beneficio viene moltiplicato per 3».
Il territorio cosa guadagna dalla sanità integrativa?
«Se aumentiamo la quota destinata ai fondi integrativi all’interno delle contrattazioni, riusciamo ad essere più attrattivi verso i lavoratori sia del pubblico che del privato. Inoltre, spostare parte dei trentini sulla sanità integrativa locale è importante sia per migliorare la gestione della sanità pubblica che per mantenere sul territorio il flusso di risorse».
Si parla tanto anche della questione della non autosufficienza.
«È uno dei temi del futuro. La popolazione invecchia e il problema va affrontato allargando la copertura per la non autosufficienza. Noi come fondo abbiamo una copertura Long term care (Ltc), che si attiva in caso di perdita dell’autosufficienza. Da quest’anno c’è la possibilità di acquistarla in modo volontario pagando direttamente la quota e non facendola versare dal datore. L’opzione è attiva anche per i pensionati e c’è la possibilità, versando una quota aggiuntiva di estendere la copertura anche ai familiari».

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