I rappresentanti della filiera siderurgica italiana, riunitisi alla fiera Made in Steel di Milano, hanno criticato il piano d’azione europeo sull’acciaio: mancano, in particolare, interventi per ridurre i prezzi dell’energia.
A Made in Steel, la fiera internazionale dell’acciaio organizzata da Siderweb a Milano, sono emersi tanti giudizi negativi sullo Steel and Metals Action Plan, il piano d’azione della Commissione europea per rafforzare la competitività dell’industria siderurgica e proteggerla dalle conseguenze dei dazi statunitensi: le tariffe imposte da Donald Trump sulle importazioni di alluminio e acciaio, infatti, potrebbero portare a un riorientamento delle forniture cinesi – abbondanti ed economiche – verso il mercato europeo, a danno della filiera locale.
IL GIUDIZIO NEGATIVO DI FEDERACCIAI…
Secondo Antonio Gozzi, presidente di Federacciai (la federazione delle imprese siderurgiche italiane), il piano europeo è carente perché “non contiene nessuna risposta concreta per risolvere i grandi problemi del settore. In particolare, mancano indicazioni su come affrontare gli alti costi energetici pagati dalle nostre aziende”, riporta Il Sole 24 Ore. Quella siderurgica è un’industria energivora, che quindi risente parecchio degli alti prezzi dell’elettricità e del gas naturale.
A detta di Gozzi, “la politica continentale deve avere anche il coraggio di ammettere che, per come sta procedendo, questo modo di decarbonizzare ha fallito e serve imboccare una strada nuova”. Ha proposto una revisione dell’Emissions Trading System, o Ets, ovvero il sistema comunitario per lo scambio delle quote di emissione di CO2. Lo scopo dell’Ets è rendere sconveniente l’utilizzo di combustibili fossili e favorire la diffusione di fonti e tecnologie più “pulite”; l’impatto economico del meccanismo è avvertito soprattutto dalle aziende energivore e difficili da decarbonizzare, come appunto quelle della filiera dell’acciaio.
… E QUELLO DI ASSOFERMET
Cinzia Vezzosi, presidente di Assofermet (l’associazione nazionale dedicata al comparto acciai, rottami, metalli e ferramenta), ha dichiarato che lo Steel and Metals Action Plan ha “deluso i produttori, in particolare sull’energia”, ma anche le imprese posizionate a valle della filiera “rispetto all’ipotesi di barriere all’export di rottame, che rischiano di mettere a rischio l’intera industria del riciclo”.
Vezzosi, inoltre, accusa il piano di essere sprovvisto di misure “a sostegno della domanda europea di acciaio e, soprattutto, per quella proveniente dai settori a valle”. L’approccio dell’Unione europea, ha detto, “è incompiuto, perché l’acciaio non è solo produzione ma anche commercio, distribuzione, trasformazione e manifattura. Chiediamo all’Unione europea di rivedere il piano affinché attiri nuove spinte per il mercato europeo, considerando anche il rottame in una prospettiva diversa e come una risorsa strategica, non critica”.
COSA PREVEDE IL PIANO D’AZIONE EUROPEO SULL’ACCIAIO
La produzione europea di acciaio è in grado di soddisfare il 90 per cento della domanda interna, si legge nello Steel and Metals Action Plan. Ma l’industria siderurgica dell’Unione fatica a competere a livello internazionale per via degli alti prezzi dell’energia, che fanno salire le spese di produzione, e della sovraccapacità produttiva della Cina, che si riversa a bassissimo prezzo sui mercati.
I produttori siderurgici europei, inoltre, lamentano che una grossa parte dei rottami ferrosi – necessari alla produzione di acciaio nei forni elettrici – viene esportata al di fuori dell’Unione, a vantaggio della concorrenza esterna che poi potrebbe rivendere il prodotto finito agli stessi paesi europei.
Il governo italiano è favorevole all’imposizione di restrizioni alle esportazioni di questi rottami: “se crediamo davvero nell’economia circolare dobbiamo assolutamente trattenere in Europa i nostri rottami ferrosi che invece vengono esportati in altri paesi”, ha dichiarato il ministro delle Imprese Adolfo Urso.
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