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“Liberamente” Grottaglie in difesa di Leonardo: occupazione e radici industriali a rischio


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Il gruppo politico “Liberamente” di Grottaglie, attivo da circa vent’anni, ha lanciato un forte appello per la salvaguardia dello stabilimento “Leonardo”, un polo industriale strategico per il territorio pugliese e meridionale. La crisi produttiva dello stabilimento, legata alla dipendenza dal cliente Boeing e alla riduzione degli ordini per il 787, ha generato preoccupazione tra i lavoratori e i sindacati, che temono delocalizzazioni e perdita di posti di lavoro.

Grottaglie (Ta) – Lo Stabilimento “Leonardo” di Grottaglie, ormai diventato un modello industriale di riferimento per il territorio, non solo pugliese, ma anche meridionale, si trova oggi al centro di una profonda crisi operativa. Le crescenti incertezze sul futuro produttivo e le mosse orientate a un possibile trasferimento di asset verso investitori esteri hanno acceso le proteste dei Lavoratori e dei Sindacati. Secondo quanto ribadito in varie occasioni, l’obiettivo è di evitare ogni forma di vendita, spin-off o cessione che possa generare delocalizzazioni o perdite di occupazione diretta e indotta.

L’elemento chiave del grido d’allarme riguarda la rigida dipendenza dal cliente Boeing, che ha messo in luce la fragilità dell’impianto grottagliese. La produzione concentrata su due sezioni della fusoliera per il Boeing 787 ha evidenziato come la drastica riduzione degli ordini si sia tradotta nel blocco produttivo, con la probabilità di dannose ripercussioni su centinaia di famiglie e sull’intero tessuto socioeconomico locale. I Sindacati hanno da tempo denunciato l’assenza di una vera strategia di diversificazione, sostenendo che la ripresa del sito debba essere costruita sul concetto di “One Company”, in cui ogni iniziativa assunta abbia visione integrata e condivisa, a difesa dell’identità aziendale e delle risorse umane, lungo tutta la filiera produttiva e lavorativa.

La recente visita della delegazione araba del fondo PIF ha ulteriormente inasprito il clima di attesa e di ansia. L’arrivo di investitori esteri, se da un lato può essere interpretato come una opportunità di rilancio finanziario, dall’altro rischia di trasformarsi in una leva per operazioni aziendali che escluderebbero i Lavoratori dalle decisioni strategiche. I Sindacati, con il preciso e dichiarato intento che «i Lavoratori devono rimanere al 100% Leonardo», hanno sottolineato come ogni operazione di acquisizione, spin-off o scorporo possa esporre a possibili smembramenti organizzativi e significative cadute di competitività. Perciò, in ultimo, i dipendenti dello Stabilimento hanno protestato con un corteo spontaneo, volendo confermare la richiesta di incontri urgenti con i vertici Aziendali e con il Ministero delle Imprese, ma pure volendo lanciare un segnale di resistenza e un ulteriore appello per la salvaguardia dello strategico patrimonio industriale.

Oltre alla questione dell’eventuale cessione, i Sindacati hanno evidenziato l’inadeguatezza di certe pratiche gestionali, che si sono protratte nel tempo. I ritardi nelle comunicazioni, le decisioni unilaterali e determinati atteggiamenti della dirigenza, sono stati definiti “irrispettosi e superficiali” e hanno minato la tenuta del normale confronto interno. Altresì le RSU hanno denunciato la mancanza di dettagli sulla modernizzazione degli impianti, e, in particolare, si sono pronunati sulla controversa conduzione del cosiddetto “buffer” di fusoliere e sul sistema di lavoro a “comandata”, che sembra abbia finito col penalizzare ulteriormente le maestranze. In questo contesto, la richiesta sindacale si è fatta assolutamente chiara: è indispensabile che gli Investitori e i vertici Aziendali si impegnino in un confronto trasparente, al fine di presentare piani di rilancio concreti, che garantiscano immediatamente la stabilità occupazionale e la competitività industriale.

La situazione a Grottaglie non riguarda solo la funzione e il funzionamento di un opificio produttivo, ma tocca questioni fondamentali di politica economica e di ricaduta sociale. Il destino dello Stabilimento “Leonardo” è diventato così un emblema della lotta per la dignità e la prospettiva del lavoro nonché per il miglioramento di una gestione industriale che non si lasci sedurre da interessi esclusivamente finanziari, ma che ponga al centro il valore dell’occupazione qualificata, soprattutto per i giovani. Non di meno, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, il caso di Grottaglie si configura come un banco di prova per le politiche locali e nazionali, da porre in dirittura di una innovazione pianificata e lungimirante, che sia comunque a garanzia dei Lavoratori.

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Di fronte a decisioni unilaterali e alla minaccia di una perdita d’identità industriale, la posizione sindacale emerge come un grido di allarme e di speranza. Mantenere il sito interamente strutturato nella “Leonardo”, senza pericoli di «carve out», deve essere visto come il primo passo verso un futuro percorribile. La sfida lanciata dai Sindacati non è solamente una battaglia contro operazioni economiche chiuse in sé stesse, ma un appello a tutti gli attori della politica, istituzionale e partitica, affinché si facciano largo il buon dialogo, la trasparenza e la visione condivisa.

Nel panorama attuale, il caso dell’impianto “Leonardo” a Grottaglie ci invita a riflettere sul ruolo strategico dei poli industriali nei contesti di crisi economica. E, in tale ottica, la vicenda si presta ad approfondimenti sugli sviluppi delle aree logistiche infrastrutturate e sulla necessità di un diretto intervento governativo. Questi temi, di cui i lavoratori si stanno facendo oggi parte attiva con molta fermezza, senza alcun dubbio, rimarranno al centro del pubblico dibattito ancora per molto tenpo, seguendo tutte le scadenze, più o meno immediate, delle diverse campagne elettorali che si succederanno.

 

Il Gruppo “Liberamente” di Grottaglie

 

 



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