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Il Vero impatto delle nuove norme sulla cultura aziendale


Di Mario Vacca Parma, 11 maggio 2025 – Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un numero crescente di acronimi che identificano nuove norme, spesso reperite da dettami europei, che hanno un notevole impatto sulla gestione aziendale. In prima battuta l’imprenditore ne percepisce soltanto   il costo e l’investimento in termini di tempo e risorse che occorre per adeguarsi, salvo poi, in un futuro, goderne dei risultati.

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Tematiche come adeguati assetti, audit, sostenibilità, risk management e compliance sono diventate sempre più parte integrante della vita aziendale.

Per quanto concerne il Codice della Crisi d’impresa,   oggetto di studio annuale dell’Osservatorio Unioncamere evidenza un dato molto particolare: a fronte di una Composizione Negoziata della Crisi che  non solo è cresciuta come utilizzo, attirando imprese sempre più strutturate e salvando moltissimi posti di lavoro – sintomo che l’istituto piace ed inizia ad essere conosciuto – all’opposto sembra che, gli adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili per prevenire la crisi d’impresa, introdotti con il Ccii attraverso il nuovo secondo comma dell’art. 2086 del codice civile non facciano breccia: solo il 3,5% delle imprese ne è provvisto, secondo la lettura dei bilanci 2023 depositati al registro imprese.

La normativa sugli adeguati assetti aziendali al fine di prevenire la crisi di impresa non è uno strumento da ignorare o sottovalutare. Non è un percorso “da ultima spiaggia”, è un obbligo imposto dalla legge e ancor più una vera opportunità per gli imprenditori che vogliono affrontare in modo consapevole la gestione aziendale e prevenire la crisi.

Non solo adeguati assetti ma pressioni normative, attese degli investitori e sensibilità sociale crescente, consigliano o impongono sofisticati sistemi di governance, procedure e policy  impegnative,    report ESG da fumetti,   modelli di organizzazione gestione e controllo a prova di bomba e da tutto ciò una domanda sorge spontanea: quanto stanno cambiano il modo di fare impresa questi strumenti?

Frequentemente la risposta è negativa a causa di una cultura aziendale  incoerente. Molti imprenditori, anche a causa della mancanza di controlli ritengono tali adempimenti soltanto un costo in più. Effettivamente quanti hanno avuto un controllo sugli adempimenti riguardo la privacy, in particolar modo nelle PMI?

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Ciò premesso occorre più cultura aziendale, è questa che rende efficaci, o meno, i sistemi di governance ma, ancor più, che guida i comportamenti oltre le regole.

La sostenibilità non è solo un costo, un’attività reportistica, ma è la capacità di misurare e governare l’impatto delle scelte nel tempo e di guidare l’impresa verso un mondo migliore. La compliance non è solo rispetto delle norme, ma la convinzione di lavorare con principi di correttezza ed integrità. I costosi strumenti che servono ad implementare queste attività non servono a nulla senza un credo, una cultura di base atta a rendere operativi i report generati.

Fortunatamente le nuove generazioni sono più orientate a tale approccio, almeno finchè non diventeranno quarantenni ed entrando appieno nella spirale della vita da adulto. Interessante al riguardo la ricerca condotta da  Deloitte Global Gen Z and Millennial Survey 2024, secondo la quale  il 57 per cento dei giovani appartenenti alla Gen Z rifiuterebbe un lavoro presso un’azienda percepita come incoerente con i propri valori ambientali o sociali. Tra i Millennials, il dato è del 47 per cento; inoltre:

  • il 77 per cento dei Gen Z auspica che le organizzazioni assumano un ruolo attivo nel contrastare il cambiamento climatico;
  • il 65 per cento (fonte IBM Institute for Business Value, 2023) afferma di acquistare o boicottare i brand sulla base dei loro comportamenti in temi di etica o ambiente;
  • secondo EY Future Consumer Index 2023, il 71 per cento dei giovani consumatori premia le aziende che dimostrano trasparenza e autenticità, e non solo performance.

Tutti dati che evidenziano quanto la cultura aziendale sia anche un fattore competitivo sul mercato del lavoro e tra i consumatori. Le nuove generazioni pretendono coerenza e sono pronte a reagire se non la trovano.

Nessuna norma può imporre la cultura che, diversamente, si costruisce nel tempo, con coerenza, metodo e perseveranza seguando alcuni passi:

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  • I valori aziendali devono essere chiari e comprensibili ed una volta dichiarati devono essere percepibili.
  • La leadership deve essere il primo promotore culturale, con decisioni che riflettano i valori aziendali, anche a costo di rinunciare a risultati di breve termine. Il modello del dominus autoritario, che dà ordini senza spiegazioni e pretende obbedienza incondizionata, è ormai un reperto archeologico. I giovani della Gen Z rispondono molto meglio a uno stile di leadership gentile, basato sull’esempio e sulla condivisione. In pratica? Dedicare tempo al mentoring, non solo alle direttive operative. Spiegare il “perché” delle richieste, non solo il “cosa” fare. Valorizzare pubblicamente i contributi positivi. E, soprattutto, essere aperti al confronto e alle nuove idee, anche quando mettono in discussione le certezze acquisite.
  • Non bastano corsi sulla normativa. Serve una formazione che aiuti a leggere la complessità, sviluppare il pensiero critico, riconoscere dilemmi etici e ad assumere responsabilità. Simulazioni, casi reali e discussioni guidate sono strumenti chiave.
  • Compliance e sostenibilità devono entrare nei processi aziendali chiave, tutto deve essere collegato, se ci facciamo caso, in un certo senso, la legge 231, gli adeguati assetti, report Esg, hanno tutti un senso comune, trasformare l agestione aziendale apportando cultura gestionale a 360 gradi.
  • Promuovere chi incarna i valori aziendali è un segnale potente. La cultura si diffonde anche attraverso il modo in cui si assumono, si valutano e si riconoscono le persone.
  • Bisogna passare dall’udire i collaboratori ad ascoltarli.

Gli strumenti per misurare la cultura ci sono, come quelli che misurano la soddisfazione del personale e della clientela che, in un certo senso sono i primi indicatori di un andamento culturale.

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Nel tempo, le organizzazioni che riescono a costruire una cultura coerente sono anche quelle che attraggono i talenti migliori, creano fiducia nel mercato, resistono meglio alle crisi. Non è solo una questione etica: è un vantaggio competitivo.

Fatti non foste per viver come bruti ma seguir virtute e conoscenze, dovrebbe essere il motto di ogni imprenditore, sondare, scoprire, identificare sempre nuove e più efficaci tecniche di gestione sostenibili e trasparenti, trasformando  le certezze in dubbi.  E, come ha asserito De Crescenzo: “se una persona non ha dubbi, diffidate”.

(*) La Bussola d’Impresa – Mario Vacca

“Mi presento, sono nato a Capri nel 1973, la mia carriera è iniziata nell’impresa di famiglia, dove ho acquisito la cultura aziendale ed ho potuto specializzarmi nel management dell’impresa e contestualmente ho maturato esperienza in Ascom Confcommercio per 12 anni ricoprendo diverse attività sino al ruolo di vice presidente.
Per migliorare la mia conoscenza e professionalità ho accettato di fare esperienza in un gruppo finanziario inglese e, provatane l’efficacia ne ho voluta fare una anche in Svizzera.
Le competenze acquisite mi hanno portato a collaborare con diversi studi di consulenza in qualità di Manager al servizio delle aziende per pianificare crescite aziendali o per risolvere crisi aziendali e riorganizzare gli assetti societari efficientando il controllo di gestione e la finanza d’impresa.
Un iter professionale che mi ha consentito di sviluppare negli anni competenze in vari ambiti, dalla sfera Finanziaria, Amministrativa e Gestionale, alle dinamiche fiscali, passando attraverso esperienze di “start-up”, M&A e Turnaround, con un occhio vigile e sempre attento alla prevenzione del rischio d’impresa.
Un percorso arricchito da anni di esperienza nella gestione di Risorse Umane e Finanziarie, nella Contrattualistica, nella gestione dei rapporti diretti con Clienti e Fornitori, nella gestione delle dinamiche di Gruppo con soci e loro consulenti.
Nel corso degli anni le esperienze aziendali unite alle attitudini personali mi hanno permesso di sviluppare la capacità di anticipare e nel contempo essere un buon risolutore dei problemi ordinari e straordinari delle attività.
Il mio agire è sempre stato caratterizzato da entusiasmo e passione in tutto quello che ho fatto e continuo a fare sia in ambito professionale che extra-professionale, sempre alla ricerca dell’innovazione e della differenziazione come caratteristica vincente.
La passione per la cultura mi ha portato ad iscrivermi all’Ordine dei Giornalisti ed a scrivere articoli di economia pubblicati nella rubrica “La Bussola d’Impresa” edita dalla Gazzetta dell’Emilia ed a collaborare saltuariamente con altre testate.
La stessa passione mi porta a pianificare ed organizzare eventi non profit volti al raggiungimento di obiettivi filantropici legati alla carità ed alla fratellanza anche attraverso club ed associazioni locali.
Mi piace lavorare in squadra, mi piace curare le pubbliche relazioni e, sono convinto che l’unione delle professionalità tra due singoli, non le somma ma, le moltiplica.
Il mio impegno è lavorare sodo con etica, lealtà ed armonia.”

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