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“La voce dei territori è fondamentale per difendere il futuro della nostra banca”


Novara dall’alto con la cupola dell’Antonelli, emblema dell’identità non solo del capoluogo. E poi la spiegazione: «160 anni di sì per i nostri territori. Ecco perché all’Ops di Unicredit diciamo NO». Più chiaro di così. E’ la campagna pubblicitaria che Banco Bpm ha voluto, e suona come una vera e propria chiamata ai territori per unirsi a quel «no» già pronunciato formalmente dal consiglio d’amministrazione. Un invito esplicito agli stessi azionisti, che peraltro finora (c’è tempo fino al 23 giugno) o hanno già scelto da che parte stare o sono alla finestra. Fino a ieri le richieste di adesione all’Offerta pubblica di scambio (Ops) non superavano lo 0,02%.

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Maurizio Comoli, novarese, è il vicepresidente del cda di Banco Bpm, gruppo nel quale è confluita la vecchia «Popolare di Novara». Spiega quanto sia importante far sentire la voce del territori: «È la storia che si intreccia con la geografia. Noi siamo banca del territorio, o meglio di un territorio vasto che tocca in prevalenza il Centro-Nord, con un radicamento a maglie strette con le famiglie e le imprese. Oltre 4 milioni e mezzo di clienti vuol dire cogliere le esigenze di tranquillità e di risparmio delle famiglie, e le esigenze di chi ha nuove idee e vuole fare impresa. La banca respira e vive di territorio, raccogliendo e investendo: 100 miliardi di finanziamenti alle imprese, 15 miliardi di mutui alle famiglie, generando un ritorno del mille per cento in 5 anni agli azionisti. Bastano questi dati. Una crescita continua».

Un percorso che rischia di essere azzoppato dall’offerta di Unicredit? «Non ha la nostra storia – risponde Comoli -. Fa bene il suo mestiere di grande banca, che è quello di fare grandi operazioni. Raccoglie ma poi impiega secondo le legittime convenienze economiche del gruppo che ha i due terzi all’estero. E’ un po’ quello che il Governo ha contestato mettendo dei paletti».

Capitolo personale. Altro tema scottante che, secondo Bpm, dovrebbe contribuire all’alzata di scudi da parte dei territori, a partire dal Novarese: «Secondo i nostri advisor – aggiunge il vicepresidente Comoli – ci sarebbero complessivamente 6 mila dipendenti in meno. Non c’è un dettaglio sulla ripartizione ma l’obiettivo è risparmiare 900 milioni sui costi e i due terzi del sistema bancario italiano ed europeo sono rappresentati da questa voce. E basta fare due calcoli per fare una stima di quei numeri».

La banca di prossimità che dà valore, i dividendi, la tutela del dipendenti. A tutto questo Comoli aggiunge l’aspetto, soltanto apparentemente, più emotivo: «Perché difendere la Banca e le sue radici? Pensate alle mille iniziative fatte, dalla cultura allo sport, dal restauro del Broletto a interi padiglioni dell’ospedale Maggiore, agli interventi per affrontare il disagio sociale. L’elenco sarebbe lunghissimo. Se uno cammina a Novara, Arona, Borgomanero, respira la presenza della nostra banca e della nostra storia, di quanto è stato restituito alle comunità».

La banca si è espressa in modo chiaro, nettissimo: «Abbiamo dato un parere sul comunicato dell’emittente. Ma è evidente che sono gli azionisti a decidere, dai fondi alla signora Maria. Il nostro cda ha ritenuto l’offerta non conveniente per gli azionisti. Unicredit ha tempo fino al 23 giugno per portare avanti un’offerta che però era vincolata ad alcune condizioni già cambiate nel frattempo. Certo, si possono anche ritirare ma almeno lo dicessero». Bpm con Novara e i suoi territori tornerebbero a respirare.

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